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Renzexit: l'effetto su Btp, banche e Piazza Affari

12/5/2016

Questa volta la reazione dei mercati non è stata violenta, perché già avevano ampiamente scontato la vittoria del No. Ecco cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni secondo i gestori


Dopo l’inaspettato voto Brexit e l’imprevista vittoria di Trump, il referendum italiano ha rappresentato un altro grande rischio monitorato attentamente dagli investitori che nel complesso hanno reagito con relativa calma nella giornata successiva al voto. Non si sono visti scossoni, perché i mercati già avevano ampiamente scontato la vittoria del No e quindi l'uscita di scena di Renzi: il differenziale di rendimento tra Italia e Germania ha raggiunto livelli molto elevati, equivalenti ad esempio a quelli registrati nel 2008, ma senza raggiungere il picco del 2012. E allo stesso modo i titoli azionari italiani hanno sottoperformato di oltre il 20% nel corso del 2016 in vista del referendum. La buona notizia, in altre parole, è che le dimissioni di Renzi non hanno scioccato nessuno. "La cattiva notizia è che, a differenza degli Stati Uniti e nel Regno Unito, che hanno entrambi la propria valuta e una banca centrale indipendente per assorbire parte dello shock, l’Italia condivide la sua moneta e la banca centrale con i paesi della zona euro. Così la tensione sta salendo sui premi per il rischio dei mercati obbligazionari e azionari" ricordano Pascal Blanqué e Vincent Mortier, rispettivamente group cio e deputy cio di Amundi.

A Piazza Affari, in particolare, l'attenzione sarà chiaramente incentrata sulle banche, i cui azionisti affrontano imminenti aumenti di capitale. "Ci aspettiamo cioè che la reazione dei prossimi giorni possa essere non positiva e sono però altresì convinto che il voto fosse già scontato nei prezzi e che guardando al futuro sia importante concentrarsi sulle ricapitalizzazioni bancarie" dice Alberto Chiandetti, gestore di FF Italy fund di Fidelity International. “Guardiamo con particolare interesse a Monte Paschi – prosegue - e alla possibilità o meno che si concretizzi un investitore di riferimento; maggiore chiarezza al riguardo si potrebbe avere già quest’oggi. La seconda questione è l'imminente aumento di capitale di UniCredit, il cui importo sarà ufficialmente indicato il 13 dicembre. Non è possibile escludere che un contesto difficile per le banche italiane possa pesare sugli istituti di credito interessati da aumenti di capitale”.

SOTTO IL POSIZIONAMENTO CONSIGLIATO DAL TEAM DI WISDOMTREE


Tornando ai Btp, secondo Antoine Lesné, responsabile della strategia di SPDR ETFs per l’area EMEA, la netta vittoria del No “potrebbe innescare un forte ampliamento dello spread in Italia di potenzialmente 10 punti base, con l’auspicio che si attesti a 150-160 punti base rispetto ai bund decennali nel medio termine". Per Jérôme Broustra, head of global rates fixed income di AXA IM, i mercati finanziari italiani potrebbero dover affrontare ancora volatilità nelle prossime settimane, ma l’impatto sarà probabilmente limitato. “I titoli bancari italiani, già indeboliti, potrebbero essere tra i più colpiti, con possibili contraccolpi in Europa. Ci aspettiamo un ampliamento dello spread Italia/Germania di circa 20 punti base. L’ampliamento degli spread potrebbe avere un impatto negativo sulle nazioni periferiche, in particolare sul debito di Spagna e Portogallo”.

Più pessimista è Jon Jonsson, managing director e gestore senior per le strategie obbligazionarie globali di Neuberger Berman, secondo cui a breve i rendimenti sui titoli di Stato italiani registreranno verosimilmente un’impennata mentre gli spread rispetto alle altre principali obbligazioni europee continueranno ad ampliarsi. "La volatilità aumenterà, non soltanto in Italia ma in tutta Europa. É anche possibile che l’Italia sia declassata dalle agenzie di rating, accelerando l’incremento dei suoi costi di finanziamento" aggiunge il gestore. Per il mercato obbligazionario italiano, la data chiave rimane la riunione della Bce di giovedì 8 Dicembre, nella quale la maggior parte dei gestori si attende un’estensione del programma di QE di almeno altri sei mesi oltre il marzo 2017.

La maggior parte dei gestori è convinta che il continuo sostegno della Bce ai titoli di Stato europei rende improbabile un ampliamento significativo dello spread sui Btp e una maggiore incertezza dei mercati sosterrà una posizione meno aggressiva da parte del Consiglio direttivo della Bce. Per David Zahn, head of European fixed income di Franklin Templeton Investments, il risultato spingerà Draghi ad estendere il QE per almeno altri 6 mesi e cioè fino a quando persisterà il rischio politico nell’Eurozona. “Il prossimo evento a monitorare con attenzione - dice - saranno le presidenziali in Francia la prossima primavera e soprattutto se i partiti di estrema destra riusciranno a salire al potere, che potrà avere un impatto significativo sul progetto europeo”. 

Quanto all'attenzione dei mercati sull’Italia, ora si sposterà sulla performance che l'economia avrà nel 2017. “In particolare, a finire sotto osservazione sarà il tasso di disoccupazione che, se dovesse aumentare, potrebbe favorire la corsa del Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni” conclude Nuno Teixeira, head of institutional & retail investment solutions di Natixis Asset Management. "L’Europa e i mercati finanziari percepiscono la La vittoria del No come un forte segnale contro il governo, l’Unione Europea e soprattutto l’euro" conclude Massimo Siano, head of Southern Europe di ETF Securities, che consiglia un portafoglio molto conservativo e un aumento dei beni rifugio nella diversificazione. "Questo risultato - spiega - non è positivo per il valore dell’euro e alquanto dannoso per il FTSE MIB nel lungo periodo. A subirne gli effetti potrebbero essere soprattutto i titoli bancari. Con questa paura gli investitori stranieri potrebbero vendere in Italia e comprare altrove".

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