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Carmignac: nel 2017 si apre la nuova era degli stimoli fiscali

12/15/2016

Per Didier Saint-Georges il programma di Donald Trump rientra in questa tendenza e ne rappresenterà quindi un catalizzatore


Un nuovo vento proveniente da Ovest, che porterà bufere e momenti di relativa calma, si sta alzando sui mercati obbligazionari, azionari e valutari: il 2017, secondo Didier Saint-Georges (nella foto), membro del comitato investimenti e managing director di Carmignac, sarà sotto il segno della richiesta da parte dell’opinione pubblica occidentale di stimoli fiscali che sostengano la domanda interna e che subentrino agli interventi delle banche centrali. “Il programma di Donald Trump rientra in questa tendenza e ne rappresenterà quindi un catalizzatore” sottolinea Saint-Georges aggiungendo, nella consueta nota mensile sugli investimenti, che all’interno del continente europeo è probabile che questo piano "alimenti il desiderio crescente di liberarsi dai vincoli del rigore finanziario imposto da Bruxelles".

Quanto al piano di investimenti in infrastrutture inseriti nel programma di Trump, non dovrebbe raggiungere importi da capogiro, a detta dell’esperto, e che l’applicazioni di tali progetti richiedono tempo così come gli effetti moltiplicatori sul resto dell’economia e “dovranno tenere conto degli ostacoli finanziari”. “L’aspetto fiscale del programma politico è sicuramente il più determinante. Considerata la maggioranza repubblicana al Congresso, la sua attuazione potrebbe essere abbastanza rapida, e in questo caso si tratta di una politica radicale dell’offerta” prosegue Saint-Georges secondo cui l’elezione di Trump lascia presagire un lieve rimbalzo ciclico.

“Il drastico calo della pressione fiscale sulle imprese le incoraggerà a investire principalmente negli Stati Uniti, e potrebbe attirare maggiori investimenti esteri. Ne consegue che una ripresa nei flussi di capitali verso gli Stati Uniti sia plausibile. Bisogna considerare questa manifestazione come una forza potenzialmente molto significativa e duratura a sostegno del dollaro, che potrebbe inoltre smorzare il ritmo di inasprimento della politica monetaria della Fed” scrive l’esperto. L’arrivo di Trump avrà anche un’implicazione sui mercati emergenti, dove il cocktail composto da apprezzamento del dollaro, rialzo dei tassi e minacce protezionistiche “non è sicuramente di buon auspicio”. Quanto ai mercati obbligazionari, un rapido rialzo dei tassi da parte della Fed rappresenta uno dei rischi principali, anche se dopo l’elezione di Trump il ritorno a valutazioni più accettabili sembra ormai ben avviato.

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