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S&P: crescita Europa? Non ci siamo ancora

1/13/2017 | Davide Mosca

Jean-Michel Six, capo economista EMEA di Standard & Poor's Global Rating, presenta le previsioni per il 2017 nella conferenza annuale e invita a non farsi illudere dalla ripresa dell'inflazione


Turbolenze geopolitiche e divergenze tra le banche centrali, sia tra Fed e BCE sia interne all'Eurozona. Queste saranno secondo Jean-Michel Six, capo economista EMEA di Standard & Poor's Global Rating, le fondamentali determinanti macroeconomiche del 2017. Un anno che secondo le previsioni di S&P sarà dunque caratterizzato dalla continuazione di un'incertezza politica che, fa notare Six, ha ormai raggiunto i livelli del 2012 senza però portare a equivalenti movimenti dei rendimenti obbligazionari. Un ulteriore importante elemento del quadro economico globale è il ritorno dell'inflazione, spinta in primis dal rally del prezzo del petrolio e delle commodity in generale. Il Brent ha infatti recuperato con forza negli ultimi mesi, chiudendo il 2016 con un aumento di prezzo in euro di oltre il 60%. Percentuale che si spinge fino all'80% se si considera il Brent denominato in sterline. A questo dato si aggiunge il raggiungimento dell'accordo tra i Paesi OPEC sulla limitazione della produzione che contribuirà a spingere ulteriormente l'inflazione, anche nell'area euro.

 

 

Guardando ai movimenti dell'universo obbligazionario, spiega il capo economista EMEA di S&P, per quanto riguarda i titoli USA a lunga scadenza i mercati hanno già prezzato uno stimolo fiscale dell'amministrazione Trump pari a 200 miliardi di dollari, perfettamente equivalenti all'aumento di 40 bps già registrato. Ciò significa che l'impegno della nuova presidenza, pari a 1 punto di prodotto interno lordo statunitense, viene dato per certo e porterebbe, nel caso di una sua effettiva concretizzazione, ad un ulteriore aumento pari a 20-30 punti base. Un'eventialità che potrebbe mettere in seria difficoltà i Paesi emergenti, in particolare quelli tra loro che non sono produttori di materie prime, per effetto dell'aumento del costo di rifinanziamento del debito denominato in dollari.

 

 

E l'Europa? Quali sono le prospettive per il 2017? Come si muoveranno tassi e BCE? La posizione del capo economista EMEA di S&P è molto chiara su tutti questi punti. L'Europa sarà l'unica area ad avere nel 2017 una crescita ancora più bassa rispetto al già deludente risultato del 2016. La politica monetaria dell'Eurozona inoltre rimarrà espansiva perché, spiega Six, la BCE ritiene "a ragione" prematuro permettere un innalzamento dei tassi. La crescita dell'inflazione registrata non sarebbe infatti attribuibile ad un miglioramento sistemico ma solo alla normalizzazione dei prezzi delle materie prime, come dimostra il movimento molto limitato dell'inflazione core. La previsione di crescita per l'Italia è dello 0,8% per il 2017 per effetto delle forti incertezze economico-politiche. Positiva la lieve ripresa del mercato del lavoro nel settore privato, ma premangono criticità diffuse, in particolare relativamente al settore bancario.

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