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Trump e la sfida dell’apprezzamento del dollaro

2/13/2017

Secondo Didier Saint-Georges di direttore generale di Carmignac un raffronto con il rialzo del dollaro dopo l'elezione di Reagan è eccessivo. Ecco perché


Quando si parla di biglietto verde, bisogna considerare l’accelerazione dei flussi di capitale verso gli Stati Uniti come "una forza potenzialmente molto intensa a sostegno del dollaro".  A farlo notare è Didier Saint-Georges (nella foto), membro del comitato investimenti e managing director di Carmignac, nell'ultima nota degli investimenti. Secondo Saint-Georges un raffronto con il rialzo del dollaro dopo l’elezione di Ronald Reagan nel 1980 sarebbe eccessivo, perché il contesto era molto diverso. Tuttavia può essere utile esaminare ciò che è accaduto più recentemente, a seguito dell’entrata in vigore dell’ Homeland Investment Act, una legge approvata nel 2004 sotto la presidenza di George W. Bush.

"Questa misura prevedeva incentivi fiscali sul rimpatrio degli investimenti all’estero, e nel 2005 determinò afflussi di capitali in entrata nell’ordine di 300 miliardi di dollari. La conseguenza principale fu un rialzo annuale del dollaro del 15%, nonostante una parte considerevole del denaro rimpatriato fosse già in dollari. Dopo il recente apprezzamento, sarebbe certamente legittimo che il dollaro si concedesse una pausa. Ma il graduale inasprimento della politica monetaria della Fed e la riduzione del disavanzo delle partite correnti degli Stati Uniti potrebbero poi innescare un’accelerazione del dollaro, in particolare rispetto alla sterlina inglese e allo yen, che sono molto deboli" spiega Saint-Georges.
 

Quanto alla Trumponomics, è certamente possibile che l’estremismo del piano di rilancio economico proposto da Donald Trump sia ampiamente ridimensionato dal Congresso. "Non è nemmeno escluso - scrive l'esperto - che le sue promesse protezionistiche penalizzino l’attività commerciale mondiale. Per quanto riguarda l’Europa, l’aumento del rischio politico è giustamente un argomento di cui tutti parlano. Tuttavia, paradossalmente, focalizzarsi su questi rischi fa perdere di vista ciò che è importante per i mercati: la ripresa economica è a livello globale, e va ben oltre l’effetto Trump". Per l'esperto, forti tensioni sui mercati obbligazionari, a maggior ragione se associate a un apprezzamento del dollaro, determinerebbero un inasprimento delle condizioni finanziarie con un forte impatto sull’economia statunitense, proprio nel momento in cui la ripresa economica dovesse iniziare a mostrare i primi segni di rallentamento. "Pertanto i mercati azionari, dopo avere inizialmente continuato a beneficiare della ripresa ciclica in corso, dovranno affrontare la difficile correzione delle altre asset class di fronte a questa nuova situazione" conclude Saint-Georges.

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