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Gestore della settimana: "Attenti ai pregiudizi quando investite in Borsa"

3/20/2017 | Andy Kastner e Désirée Müller*

In anteprima su AdvisrOnline.it un commento esclusivo di due gestori GAM specializzati in strategie azionarie non direzionali


Tutti i segnali finora riscontrati suggeriscono che l’eco del 2016 si rifletterà sull’anno in corso. L’inizio dell’anno scorso è stata una fase difficile per i mercati azionari, ma le ragioni erano quantomeno riconducibili ai fondamentali delle società. I mercati delle materie prime sono crollati significativamente e il rallentamento dell’economia cinese ha indicato come i prezzi potrebbero rimanere su livelli così bassi per un lungo periodo. Gli investitori hanno naturalmente cominciato a coltivare preoccupazioni per una contaminazione degli altri settori da parte del minerario, petrolifero e dei loro fornitori di attrezzature, affetti da un “malanno”, che potrebbe potenzialmente portare a un collasso sistemico dei prezzi azionari.

Di conseguenza, ci sorprende poter tornare a dare uno sguardo al 2016 giudicandolo come un anno buono per l’azionario, soprattutto dinanzi all’inattesa tensione che aleggiava intorno alla Brexit, alle presidenziali americane e al “no” al referendum italiano. Quindi, con i mercati azionari che hanno dimostrato una straordinaria capacità di rimbalzo, il 2016 ha suggerito ancora una volta che una delle soluzioni migliori di investimento è stata quella dei beta a basso a costo offerti dai fondi passivi. Nonostante ciò, alcuni pregiudizi che sono entrati nella mente degli investitori sin dalla crisi finanziaria globale potrebbero presentare delle insidie in futuro.

Innanzitutto notizie macroeconomiche negative non rappresentano di certo un elemento favorevole per gli investimenti azionari, anche se permette alle banche centrali di continuare a giocarsi la carta dei tassi “lower for longer”. In secondo luogo, è molto insolito per il beta di mercato porsi come una costante fonte di crescita del capitale anno dopo anno. E ancora: non è di certo una buona idea non prendere in considerazione i fondamentali societari semplicemente perché negli ultimi anni l’intero universo azionario ha teso a muoversi di pari passo all’atteggiamento risk-on/risk-off degli investitori. E, più significativamente, la dispersione non è di fatto un fenomeno osservato raramente che trova frequenti riferimenti sui libri di storia.

La dispersione, vale a dire la differenza tra la performance dei titoli che hanno registrato le migliori e le peggiori performance, è un fenomeno per definizione sempre presente. Chiaramente il livello di dispersione e la relativa facilità con cui è possibile trasformarla in valore aggiunto per gli investitori cambia a seconda del contesto prevalente. Tuttavia, all’interno di una strategia azionaria neutrale rispetto al mercato, la dispersione potrebbe offrire sulla carta una sostanziale fonte di rendimento indipendentemente dalla direzione complessiva del mercato azionario.

Uno dei modi migliori per esprimere una convinzione relativa su un singolo titolo è attraverso i “pair trade”. Nella sua forma più semplice, questo significa prendere una posizione “long” su un titolo e bilanciarla attraverso un posizionamento “short” su un rivale dell’industria. Dato che tale soluzione dovrebbe fornire neutralità sia a livello settoriale che di mercato, l’unico fattore alla base del rendimento è la performance relativa di entrambe le posizioni. Se la performance del titolo su cui viene mantenuta una posizione lunga è superiore rispetto a quella registrata dal titolo su cui si ha un posizione corta, verrà generato un profitto, indipendentemente dal rischio derivante da condizioni di mercato avverse e dalle relative fortune dei singoli settori.

Se dunque il pair trading resta un pilastro della strategia azionaria market-neutral, tali strategie sono diventate sempre più sofisticate nel tempo. Di conseguenza, siamo adesso in grado di garantire una neutralità non solo a livello di mercato e di settore, ma anche a livello geografico, valutario e sulla base dei diversi stili di investimento, perseguendo tale obiettivo in maniera separata, cioè a livello di portafoglio. Ciò non solo promuove un’attenzione esclusiva alla selezione dei titoli, ma anche una maggiore flessibilità nell’esprimere convincimento a livello dei singoli titoli, con un posizionamento corto o lungo, senza la necessità di “accoppiare” ogni singolo trade.

Alla base del nostro processo di generazione delle idee di investimento c’è un uno screening quantitativo che ordina i titoli sulla base dei fondamentali, delle valutazioni e del momentum. Dopodiché, facciamo un’analisi quantitativa dei modelli di business sottostanti in modo da costruire una tesi di investimento. Il portafoglio viene composto conseguentemente come una funzione del posizionamento, titolo per titolo, con la neutralizzazione di ogni esposizione residua al rischio come ultimo elemento dell’equazione.

Guardando al futuro, siamo ottimisti riguardo la possibilità di generare rendimenti interessanti con una strategia azionaria market-neutral. La dispersione intra-settoriale dei rendimenti è in aumento da qualche mese a questa parte, parzialmente guidata dal cosiddetto trade reflazionistico, mentre i mercati appaiono significativamente calmi considerando il contesto geopolitico. E, se come sembra probabile la volatilità dovesse aumentare nei prossimi mesi, c’è ampio potenziale per un ulteriore incremento della dispersione.

*rispettivamente responsabile delle strategie azionarie non direzionali di GAM e portfolio manager delle strategie azionarie europee non direzionali di GAM 

 

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