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Gestore della settimana: Marzotto SIM meglio l'high yield ma attenzione ai rischi

5/15/2017 | Marcella Persola

A evidenziarlo è Alfonso Maglio, responsabile ufficio studi della società che delinea le prospettive più interessanti per il mercato obbligazionario


  Meglio una strategia high yield oppure investment grade? Quali sono oggi i rischi maggiori del settore obbligazionario, dopo le elezioni di Macron in Francia? Ne abbiamo parlato con Alfonso Maglio (nella foto), responsabile ufficio studi di Marzotto SIM, che delinea anche quali sono i settori più performanti.

In tale contesto di mercato meglio puntare su una strategia high yield o investment grade per scadenze sul breve?

Nello scenario attuale, fortemente condizionato dal QE è difficile trovare rendimenti che rispecchino il reale rischio dell’emittente. Per dare un’idea, in Europa l’indice Bloomberg IG offre un rendimento dello 0.69% per passare ad un 3.59% degli HY a condizione di alzare notevolmente l’asticella del rischio. Va da se che volendo investire su scadenze brevi, gli HY sono una scelta obbligata a meno di non voler incappare in rendimenti negativi o di poco superiori allo zero degli IG a breve termine. Il maggior rendimento è però a scapito del merito di credito dell’emittente o delle condizioni critiche del settore in cui lo stesso opera, quindi una approfondita analisi è d’obbligo per minimizzare i rischi.

 

Quali sono i vantaggi di avere dei fondi che investono in high yield in portafoglio oggi?

Il vantaggio è ovviamente quello della diversificazione a fronte del quale ci sono commissioni da pagare che non sempre riflettono una gestione attiva. In tali casi le commissioni possono erodere il rendimento che, date le condizioni di mercato, è già magro. Anche in questo caso bisogna selezionare attentamente i fondi non soltanto in base alle performance, ma anche in base al rischio. A tale riguardo il rating e la duration del fondo possono fornire buone indicazioni di rischio da confrontare con il rendimento offerto.

 

Quali sono a vostro avviso i settori più performanti?

I settori delle commodities e dello shipping offrono rendimenti ancora decenti. Anch’essi però sono stati protagonisti di un forte rally rispetto all’anno scorso ed in particolare le commodities, sia per i progressi fatti dalle società in termini di delevereging sia perché il settore costituiva una delle poche oasi di rendimento non del tutto prosciugata con valori intorno al 2-3% su scadenze di due anni.

 

Quali sono i principali rischi che intravedete?

In Europa l’alleggerimento del rischio politico accompagnato da una ripresa dell’attività economica sta creando le condizioni per una normalizzazione della politica monetaria da parte della BCE. Il rischio principale quindi per il mercato obbligazionario è l’annuncio di un tapering che farebbe mancare il supporto finora dato alle obbligazioni, con conseguenze negative sull’intero comparto ed una discesa dei prezzi.

 

Sulle scadenze nel lungo invece quale strategia preferire?

Il tema di prossima attualità sarà la normalizzazione della politica monetaria da parte della BCE. In tale scenario preferiamo i titoli a tasso variabile ed inflation linked sui quali abbiamo un focus particolare anche nello sviluppo di nuove metodologie di valutazione.

 

Molte società oggi puntano su approcci unconstrained o short duration. Qual è la vostra view su tali strategie e come utilizzarle nel proprio portafoglio?

Entrambe le strategie sono figlie dei tempi attuali. La prima, che prevede massima libertà del gestore sia in merito al'allocazione che ai pesi, è una conseguenza diretta della scarsità di rendimento da cui deriva la necessità di rimuovere tutti i vincoli possibili nel tentativo che il gestore riesca a “scovare” qualcosa di non “tradizionale” che sia in grado di generare alpha. La seconda mira a prendere vantaggio da una normalizzazione dei tassi di mercato nel quale i titoli con lunga duration sarebbero fortemente penalizzati, di converso portafogli con duration negativa ne amplificherebbero i benefici. Sono entrambe strategie che possono essere difficilmente implementate in autonomia sul proprio portafoglio. In questi casi il ricorso a fondi o Etf è quasi indispensabile in quanto difficilmente il risparmiatore medio avrebbe le conoscenze necessarie ad implementarle.

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