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JP Morgan AM, i fattori tecnici trainano i mercati obbligazionari

10/5/2017 | Marcella Persola

E' questa l'idea del team global fixed income, currency and commodities group della società che in una nota evidenzia come...


Con i fondamentali solidi e la valutazioni sempre più tirate, i fattori tecnici si confermano una delle principali forze dei mercati obbligazionari globali. Questo nella view del team global fixed income, currency and commodities group di JP Morgan AM.

 

Guardando ai fondamentali, il team evidenzia in una nota che "ad agosto l’indice globale dei responsabili degli acquisti del settore manifatturiero (PMI) ha raggiunto il valore migliore da oltre sei anni a questa parte, a 53,1, e vista la crescita anche nei dati flash degli indice PMI per Stati Uniti, Europa e Giappone a settembre è probabile che i dati globali per il mese siano ancora più positivi. Un modesto calo del dollaro nell’ultimo anno dovrebbe in maggior misura consentire a questa crescita globale di stimolare la domanda interna negli Stati Uniti. La crescita solida non è circoscritta al mondo sviluppato: in oltre l’80% dei paesi la crescita del PIL è più elevata oggi rispetto ad un anno fa. I Mercati Emergenti godono ancora di una crescita sincronizzata e i dati macro continuano a segnare rialzi sorprenderti. Le previsioni per i Mercati Emergenti e per quelli Sviluppati vedono una ripresa sostenuta dell’attività, con una crescita che va dal 4,3% del 2016 al 4,6% nel 2017 e al 4,8% nel 2018, secondo le prospettive economiche mondiali del Fondo Monetario Internazionale"

 

Se i fondamentali sono positivi, qualche perplessità deriva sul fronte valutazioni. "Nell’universo delle obbligazioni corporate investment grade il mercato in euro ha sovraperformato, con spread che si sono contratti di 25 punti base (pb) allo 0,97% da inizio anno, mentre i mercati in dollari e sterline si sono entrambi contratti di 16 pb, rispettivamente all’1,05% e all’1,24%. Ma gli squilibri globali si sono attenuati, la volatilità economica è bassa e vi sono pochi segnali di una recessione incombente. Nell’high yield europeo gli spread si avvicinano ai minimi post-crisi finanziaria, a 265 pb, ma il mercato è sostenuto a questo livello grazie a fondamentali migliori, una proporzione maggiore di obbligazioni BB nell’indice e una diminuzione della duration".

 

Ma il principale driver restano i fattori tecnici. "Gli impulsi di carattere tecnico continuano a trainare i mercati obbligazionari, con solidi flussi trasversali nei settori obbligazionari, in particolare nel credito. La continua espansione del bilancio delle Banche Centrali tiene a freno i tassi privi di rischio e contrae gli spread degli attivi rischiosi. Quest’espansione dovrebbe proseguire fino alla metà del 2018, dato che l’alleggerimento del bilancio della Federal Reserve sarà inizialmente compensato dagli acquisti di BCE e Banca del Giappone. Restiamo positivi sul rischio nell’universo obbligazionario. Con tassi reali compressi e classi di attivo prezzate ai massimi, riteniamo che il contesto favorisca le opportunità relative value. Preferiamo aggiungere carry con prudenza fino a quando gli indicatori anticipatori non segnaleranno un aumento molto più rapido dell’inflazione o un rallentamento della crescita".

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