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Outlook 2018 a più a voci: la view degli asset manager

1/2/2018 | Advisor Professional

Cambia l’anno, ma non le asset class di rifermento che, nel 2018, vedrà ancora l’azionario tra le favorite dei gestori. Ma non è la sola: ad impattare saranno infatti le scelte strategiche, la selezione geografica del business e il settore di riferimento. Su cosa puntano gli asset manager?


Cambia l’anno, ma non l’asset class di rifermento che, nel 2018, vedrà ancora l’azionario tra i favoriti degli investitori. Ma non è tutto: dopo un periodo atipico, contraddistinto da volatilità ridotta, quotazioni in salita e reazioni contenute anche alle meno rosee news di mercato, ad impattare saranno soprattutto le scelte strategiche, la selezione geografica del business e quella settoriale. In che termini? Ad esprimersi sull’outlook 2018 sono alcuni dei partner di Advisor Professional, ognuno dei quali ha posto l’accento su differenti fattori che sarà bene tenere a mente.

 

Amundi Asset Management e il cambio di approccio - In un contesto macroeconomico caratterizzato da minor liquidità, rendimenti attesi più contenuti e correlati fra loro, sarà necessaria una rivisitazione dell’approccio tradizionale all’asset allocation: “Dobbiamo aumentare l’efficacia della diversificazione, combinando diverse strategie di investimento per mitigare e calibrare l’esposizione al rischioL’Europa, il Giappone e alcuni tra i Paesi Emergenti rientrano proprio in questa categoria”. Sul petrolio, inoltre, “ci aspettiamo che durante tutto il 2018 il prezzo del petrolio si mantenga in un range di 55-60 dollari al barile per il WTI e di 60-65 dollari al barile per il Brent, dato che la forte domanda dovrebbe essere bilanciata da una maggiore produzione sia da parte dei Paesi OPEC che da quelli non OPEC”. 

 

Arca Fondi SGR e le buone aspettative di crescita - Come il 2017 è stato un buon anno per la crescita, il 2018 non sarà da meno, sia per le economie sviluppate che per quelle emergenti. È però opportuno ricordare che l’inflazione continua a non dare segnali tali da spingere le Banche Centrali ad un intervento del tutto restrittivo. Il quadro economico si conferma favorevole e non vediamo particolari rischi da questo lato”. La grande corsa di questi anni riduce ora le opportunità di apprezzamento, soprattutto nei mercati a reddito fisso, nei quali i rendimenti restano sotto lo zero o appena positivi. Per questo motivo, sarà difficile individuare un investimento nel quale parcheggiare o dimenticare i propri risparmi e un’asset allocation buona per tutto l’anno. Diventa anzi più determinante il ruolo della gestione attiva.

 

Axa Investment Managers e l’esposizione al rischio - In un clima di rinnovato ottimismo, si riconferma la scelta di un approccio positivo sui prodotti a rischio: “Abbiamo implementato nei nostri portafogli una strategia che prevede l'abbassamento globale della duration sui mercati obbligazionari, ma, d'altra parte, intendiamo aumentare l'exposure sui prodotti a spread, sull'high yield e sui mercati emergenti. Abbiamo una view positiva sull'azionario europeo, sicuramente più che su quello americano, in special modo sui titoli bancari. Il 2018 sarà, quindi, un anno con rendimenti attesi elevati rispetto al passato e comunque un anno in cui i rischi, sia quelli congiunturali che quelli derivati dall'alta esposizione della leva finanziaria del sistema, andranno monitorati con attenzione."

 

Capital Group e la view debole sul dollaro - Lo sguardo al nuovo anno resta ancora nel segno delle valute: se il ribasso del biglietto verde è stato il refrain della seconda metà del 2017, il 2018 tornerà a fare i conti con tale argomentazione. “Il dollaro americano continuerà a percorrere la propria traiettoria a ribasso nel corso del 2018 e fino a 2019 iniziato”, spingendo a rialzo l’investimento in asset prezzati diversamente dalla divisa statunitense. Il calo della divisa Usa ha provocato reazioni dirette nei portafogli degli investitori, che hanno traslato le proprie scelte, preferendo l’azionario europeo e giapponese a quello a stelle e strisce. Mentre tra settembre ed ottobre i dati positivi statunitensi e l’annuncio dell’estensione del piano di QE da parte della Bce hanno rafforzato la divisa americana, nei mesi a venire il dollaro continuerà il proprio declino.

 

Carmignac e l’obbligazionario periferico - Fatti da parte i prezzi già elevati del comparto azionario e la strategia improntata alle valutazioni (che ha determinato l’attuale posizionamento long su Apple e short su Nvidia), la view sull’obbligazionaria dà ora priorità alle economie periferiche: “Abbiamo aumentato l’esposizione verso le obbligazioni dei paesi periferici attraverso i titoli sovrani della Grecia, a seguito del miglioramento della congiuntura economica, oltre al fatto che il premio per il rischio resta significativo e pari a circa il 5%. Nella nostra ricerca di segmenti obbligazionari che presentino valutazioni interessanti, manteniamo un posizionamento sell nei titoli governativi tedeschi, e buy nelle obbligazioni sovrane emergenti, che combinano rendimenti interessanti con fondamentali macroeconomici solidi (Brasile, Messico, Russia e Argentina). Le tensioni registrate recentemente, in particolare dalle obbligazioni High Yield europee, rammentano l’esigenza di prepararsi con un certo anticipo al futuro cambiamento del contesto di liquidità”.

 

Ethenea e il problema delle riforme strutturali - Il 2017 è proseguito dietro toni entusiasti, grazie principalmente ai dati di crescita economica. Condizioni monetarie accomodanti e ritrovata fiducia hanno però spinto le economie di tutto il mondo a perder l'incentivo ad implementare riforme strutturali. Stando alle analisi, il programma di riforme nei diversi Paesi (specie in Eurozona) non ha compiuto alcun progresso, né sono stati fatti significativi passi avanti sul fronte dell'unione fiscale. Mentre in Europa la chiave della tenuta economica sembra esser ora in mano all’Italia, alla sua tenstabilità politica e alla sostenibilità del suo debito, l'economia statunitense ha esibito un buon andamento, registrando addirittura un'accelerazione nel secondo semestre 2017. L'attuale quadro ciclico risulta quindi sicuramente positivo (seppur trovandosi in un fase avanzata) e l’eventualità di una recessione non rientra nei pensieri degli investitori, nonostante la normalizzazione della politica monetaria della Fed.

 

Fidelity International e la soglia tra normalizzazione e restingimento - Banche centrali a parte, sono tre i fattori da tenere sotto osservazione per investire nell’anno che viene: le prospettive a medio termine dell'inflazione; le dinamiche locali di domanda ed offerta; le decisioni top-down per la selezione degli asset. Al centro di tutto, ancora una volta, ci sono però i banchieri centrali, alla ricerca di un equilibrio tra stabilità dei prezzi e sostenibilità finanziaria. Dopo un 2017 positivo per quasi ogni comparto, l’ottica d’investimento si fa più selettiva. Per gli Stati Uniti la prima sfida riguarderà la sottile soglia tra “normalizzazione” e “restringimento” della politica monetaria, che andrà ad impattare sulla tenuta economica della regione. A proposito, gli esperti si attendono per il 2018 un numero totale di rialzi dei tassi pari a due. A ciò si aggiungeranno gli effetti della riforma fiscale, che potrebbe ampliare il deficit fiscale e pesare sui livelli di debito, accrescendo però produttività ed investimenti totali.

 

GAM Investments e le eventuali sorprese dell’inflazione - Tenuta economica sì, ma non senza rischi. Nel corso del nuovo anno sarà anzitutto necessario soffermarsi sulla forma appiattita della struttura delle scadenze americana: una curva che tende a schiacciarsi, avente cioè tassi a breve superiori a quelli più lunghi, potrebbe precedere una inversione e quindi segnale di rallentamento, di recessione. Ad ora, tuttavia, non si vedono segni di recessione all’orizzonte. Per quanto riguarda invece l’inflazione “non ci sono segnali di particolare allarme, ma temiamo sorprese più sul lato del suo aumento che il contrario”. Un ulteriore rischio può derivare da un rallentamento dell’economia cinese superiore alle attese, legato alla necessità di Pechino di contenere l’espansione del credito arrivata a livelli preoccupanti. Per quanto riguarda infine il petrolio, “le tensioni di natura geopolitica sul greggio possono avere sul prezzo effetti di breve ma, a loro volta, non potranno alterare davvero le condizioni di fondo”.

 

Janus Henderson Investors e il mercato high yield europeo - Obbligazioni ad alto rendimento tra le scelte di portafoglio 2018, che ravvede opportunità sia su scala globale, che in terra europea. “Nel 2018 proseguirà l'emissione transnazionale di strumenti ad alto rendimento. Anche emittenti di dimensioni minori offriranno alcune delle migliori opportunità sul mercato”. “I rendimenti delle obbligazioni high yield europee sono vicini ai minimi storici; la domanda in corso però, unita all'offerta limitata e al basso tasso di insolvenza, continuerà a sostenere l'asset class”. Inoltre, “gli emittenti statunitensi nel mercato europeo delle obbligazioni ad alto rendimento sono cresciuti da poco più del 6% di inizio 2016, al 12% a fine 2017. Il mercato europeo offre un mezzo di finanziamento più efficiente sul piano dei costi, a fronte di rendimenti inferiori sul mercato europeo rispetto a quello statunitense. Ci aspettiamo, pertanto, che nel 2018 gli emittenti statunitensi continueranno a viaggiare oltreoceano”.

 

La Financière de l’Echiquier e il non-cambio alla Fed - Gli Stati Uniti continuano a dettare il ritmo sui mercati mondiali e ogni notizia che proviene dall’altra sponda dell’Atlantico merita un’attenta disamina. Senza troppo sbilanciarsi sul prossimo anno, pur affermando di non credere alla formazione di una “bolla” sui mercati azionari, il Presidente uscente della Fed, Janet Yellen, ha riconosciuto come questi ultimi già avessero iniziato a scontare gli effetti di un intervento di riforma fiscale, i cui esiti restano ancora un’incognita. Con l’avvento di Jerome Powell poco cambierà: la Fed continuerà infatti a dipendere dai dati economici, muovendosi in modo graduale, forse anche in maniera superiore che non in precedenza.

 

M&G Investments e le attese a rialzo per l’Italia - L’anno appena trascorso è stato ricco di sorprese positive per la crescita, specie in Europa. Per gli investitori obbligazionari, è stato piuttosto piatto come periodo: il credito è andato molto bene, ma a dominare la scena sono state le azioni. Intanto, dati superiori alle attese hanno fomentato l’ottimismo degli investitori e, con esso, la rinnovata fiducia. Il miglioramento dei fondamentali nel Vecchio Continente tenderà a proseguire nel corso del 2018, fattore che incentiva a guardare al mercato in termini positivi: i titoli di Stato risultano sopravvalutati e il credito è diventato costoso, ma opportunità vantaggiose si ravvedono nei Paesi emergenti, che offrono rendimenti reali del 2,3 fino al 4 per cento, nonostante presentivo alcune lacune di base legate principalmente a instabilità politica e integrità delle fondamenta. Un’altra area d’interesse è rappresentata dall’Italia: il Bel Paese può infatti proseguire a rialzo, a fronte di una vulnerabilità residua che può offrire opportunità per rafforzare l’esposizione ai titoli Governativi.

 

Natixis Investment Managers e i tre rischi da tenere a mente - Nel corso del 2017  imprese e famiglie sembrano aver ritrovato la fiducia nel futuro, considerato il contesto macroeconomico lusinghiero. Le banche centrali dovranno tener conto di questa visione ottimistica dell'economia nel mantenere un orientamento accomodante, monitorando in primis tre rischi: i negoziati sulla Brexit, la revisione del sistema bancario americano, le negoziazioni sul NAFTA (North American Free Trade Agreement). "Nel 2018 il ciclo potrebbe raggiungere il picco, ma questo potrebbe essere un punto di svolta, e in Europa potrebbe essere l'inizio di una nuova era. I leader dell'area euro devono cogliere l'opportunità di uno scenario economico solido e del declino del populismo per far sì che le politiche economiche e le riforme delle istituzioni facciano dei passi in avanti"

 

Pictet Asset Management e l’impatto positivo di riforma fiscale - Il 2017 si è rivelato molto più positivo di quanto ci si aspettasse. Mentre un anno fa si pensava di aver raggiunto il punto di svolta sul fronte monetario (cosa che per la verità è avvenuta in America), le asset class hanno tendenzialmente retto bene l’impatto. Cosa aspettarsi dal 2018? Il quadro di riferimento per gli investimenti azionari rimane sulla carta ancora favorevole, anche se la prudenza è raccomandabile date le valutazioni azionarie raggiunte (soprattutto sull’indice S&P500). L’ospite indesiderato potrebbe essere l’inflazione, che potrebbe costringere le Banche Centrali ad un atteggiamento più aggressivo in termini di costo del denaro e nel processo di normalizzazione. L’impatto sugli utili aziendali dell’approvazione della riforma fiscale USA sarà invece positivo per il 5%-8% circa.

 

Schroders e la pressione sui prezzi - “Abbiamo rivisto al rialzo le nostre previsioni di crescita economica globale per i prossimi 2 anniPer il 2018 siamo passati al 3,3% dal 3% precedente”. Il livello indicato segna una leggera accelerazione dal 2017 e, ancora più importante, una crescita record dal 2011. Tale rialzo sarebbe dettato dalle aspettative di una politica fiscale più morbida negli USA, ma anche di più forti relazioni commerciali a livello globale. Sfortunatamente, una crescita maggiore comporta un’inflazione accelerata, con un 2018 che probabilmente sorprenderà al rialzo dopo un 2017 più debole delle aspettative. “Le pressioni sui prezzi aumenteranno man mano che le scorte verranno erose dalla crescita e prezzi del petrolio più alti porteranno a costi per l’energia più elevati”.

 

T.Rowe Price e il rischio/opportunità delle banche centrali - I rischi e le opportunità di maggior rilievo avranno per l'anno a venire la stessa origine: l'irrigidimento delle banche centraliI rischi sono essenzialmente riconducibili al fatto che le banche centrali si concentreranno prevalentemente sul proprio programma interno. Se fosse una sola banca centrale a intraprendere questo percorso non ci sarebbero problemi; un'azione sincronizzata degli Istituti più rilevanti a livello mondiale (Federal Reserve, BCE, BoE, Bank of Canada etc.) può tuttavia avere conseguenze a cui i mercati non sono preparati. Alle opportunità si possono, invece, associare due principali fattori: la volatilità in aumento, che potrebbe rendere interessanti nuove aree di investimento; la differenziazione tra le politiche monetarie attuate a livello mondiale (alcune, infatti, proseguiranno comunque con un allentamento), che potrebbe rendere alcuni paesi finora considerati ad alto rischio posti migliori in cui investire.

 

UBS Asset Management e l’efficacia dell’analisi settoriale - Azionario ancora attraente? Secondo gli esperti della società di gestione svizzera, investitori ed hedge funds sono ad ora molto sovrappesati sull’azionario, motivo per cui sarà necessario assicurarsi di investire nelle classi di attivo più attraenti onde rischiare di scivolare a ribasso. Alcune sacche di valore ancora fruibili si trovano nell’azionario europeo, anche se il grosso dell’attività di stock picking troverà ragione in un’analisi settoriale. A proposito, intelligenza artificiale, big data, settore tecnologico ed e-commerce fanno il paio coi più noti comparti della finanza e delle banche.

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