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UBP, azionario asiatico: positivo il primo trimestre

4/5/2018 | Greta Bisello

Nonostante il peso delle attuali tensioni geopolitiche tra Stati Uniti e Cina che ha fatto tremare i mercati, i Paesi ASEAN resistono all'urto, ecco in che modo


Le borse asiatiche hanno sovraperformato gli indici mondiali nel corso del primo trimestre dell’anno, con l’indice MSCI Asia Ex-Japan che ha registrato un rendimento dello 0,4% a fine marzo, contro l’indice MSCI World che ha visto un calo dell’1,7%.

Secondo l'analisi di Christopher Chu, fund manager Asian equities di Union Bancaire Privée a guidare i rendimenti per l’Asia sono state le economie spinte dai mercati interni, tra cui l’indice MSCI China che ha registrato un ritorno del 2,2% nel primo trimestre. Le aziende dell’healthcare e del settore immobiliare hanno sovraperformato, mentre le telecomunicazioni hanno registrato un calo.

L'indice MSCI ASEAN ha visto un ritorno dell'1,4% nel periodo preso in considerazione, grazie all'aumento degli investimenti interregionali e degli scambi che continuano a sostenere la crescita economica.

 

I mercati hanno tremato per le recenti tensioni geopolitiche e commerciali tra Stati Uniti e Cina anche se queste preoccupazioni, secono UBP, sono ingiustificate, in quanto le misure tariffarie fanno ben poco per affrontare le preoccupazioni economiche strutturali. Inoltre, queste politiche sono autolesionistiche e la storia recente dimostra che i costi a medio termine superano i benefici immediati.

 

Trump continua a considerare il deficit commerciale un segno di debolezza per gli USA e spinge la Cina a ridurlo di 100 miliardi di dollari (dai 375 miliardi) per correggere lo squilibrio, anche se nelle recenti comunicazioni il Presidente, affidandosi a twitter, ha specificatamente dichiarato che gli Stati Uniti non sono in una guerra commerciale con la Cina.

Le principali esportazioni statunitensi verso la Cina comprendono prodotti agricoli, che possono subire la concorrenza di prodotti brasiliani. Ciò rinforza l'influenza di Pechino, in quanto l'agricoltura statunitense impiega un numero di lavoratori simile a quello dell'industria automobilistica, e il Brasile sarebbe probabilmente più disposto ad espandere le relazioni commerciali con altre nazioni dopo che il paese è stato tra i più colpiti dalle tariffe dell'acciaio statunitensi.

 

Un effetto boomerang per l'economia americana, poiché una percentuale significativa delle esportazioni americane contiene componenti estere destinate alla riesportazione. Secondo il Census Bureau degli Stati Uniti, l'Asia pesa circa per il 50% del deficit commerciale degli Stati Uniti. Secondo le stime dell'OCSE, le esportazioni americane contengono in media il 20% di componenti prodotte all’estero. I produttori americani dovrebbero quindi ampliare la propria capacità di produzione, il che equivarrebbe a una perdita di valore del 10%.

 

Il rischio esterno, prosegue Chu, dovrebbe rendere attraenti le economie focalizzate sul mercato interno, tra cui gli ASEAN che continuano a vedere investimenti interregionali da parte di economie più grandi, in particolare la Cina. Queste sono evidenti in quanto la maggior parte delle valute ASEAN non solo si sono apprezzate dall'inizio del 2017, ma si sono mosse in linea con i vicini regionali, riflettendo l'integrazione delle catene di approvvigionamento e degli investimenti. 

 

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