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Robeco: il mistero del dollaro debole

4/18/2018

La valuta americana continua a perdere terreno rispetto alle altre valute principali, tra cui l'euro. Le motivazioni potrebbero essere molteplici, ma rimangono solo delle possibilità


Lo stimolo fiscale USA generato dagli sgravi fiscali voluti dal presidente Trump abbinato all’aumento dei tassi e alla crescita sostenute in teoria avrebbe dovuto rafforzare la valuta statunitense. Il dollaro, invece, continua a perdere terreno rispetto alle altre valute principali (tra cui l’euro) e non mostra ancora segni di ripresa.

 

Secondo l'analisi di Lukas Daalder, chief investment officer di Robeco Investment Solution questa debolezza si può osservare dal rapporto tra il differenziale dei tassi a 2 anni tra USA e Germania ed il tasso di cambio euro/dollaro: i due valori, piuttosto correlati fino all’inizio del 2017, dopo l’insediamento di Trump hanno iniziato a divergere in maniera significativa.

 

In teoria, lo strano mix di politica macroeconomica adottato dal neo-presidente Trump avrebbe dovuto portare il dollaro alle stelle. Anche perché la combinazione degli ingenti sgravi fiscali, della stretta monetaria voluta dalla Fed e delle restrizioni sugli scambi richiamano fortemente le politiche del presidente Reagan negli anni ‘80. 

 

Innanzitutto, lo strutturale ampio deficit della bilancia commerciale USA: in pratica si spendono più dollari all'estero di quanto non se ne guadagnino in patria, con conseguente indebolimento della valuta nel tempo. Un secondo fattore è la valutazione relativa di una valuta basata sulla parità di potere d'acquisto; all’inizio del 2017 il dollaro appariva come la più sopravvalutata tra le valute principali e potrebbe quindi aver subito una semplice correzione.

 

Ha contribuito anche l’attenuarsi delle preoccupazioni politiche in Europa, con conseguente rafforzamento dell’euro. Dopo il voto pro-Brexit e la vittoria di Trump, si temeva che tre importanti elezioni europee previste per il 2017 portassero i partiti populisti alla vittoria in Germania, Francia e Paesi Bassi. Tuttavia, i populisti non sono riusciti ad andare al potere, i timori sono rientrati e l’euro ne è uscito rafforzato. Quanto sopra contribuisce forse a spiegare parzialmente la solidità dell'euro, ma non certo la debolezza del dollaro USA nei confronti di Paesi come la Norvegia o il Giappone.

 

In alternativa, tutto si potrebbe ricondurre a una perdita di fiducia negli USA come grande potenza dovuta all’elezione di Trump. Come spesso accade, probabilmente c’è del vero in tutti questi argomenti, con una combinazione di fattori che portano al risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti: un dollaro più debole.

 

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