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Pictet AM: l'Italia confermi impegni sul bilancio

6/15/2018

Le dichiarazioni politiche devono riportare un clima di serenità così da trasmetterla anche ai mercati; ecco le priorità del Paese


Il drammatico allargamento dello spread italiano delle ultime settimane non passa inosservato anche ai politici e allarma anche chi pretende che la politica nazionale non debba essere dettata dalla finanza. Tanto più che l’Italia deve collocare ogni due settimane importi rilevanti di titoli di stato sul mercato primario e gli investitori devono trovare conforto in dichiarazioni politiche che non facciano presagire misure estreme che possano mettere in discussione le prospettive dell’Italia nell’Euro.

Dall'analisi di Fabio Castaldi e Marco Piersimoni, entrambi senior investment manager di Pictet Asset Management lo stesso Di Maio lascia trapelare che il governo inizierà a lavorare su quelle politiche a costo zero - la legge sulla legittima difesa, i flussi migratori, l’abolizione dei vitalizi – che i mercati non hanno ragione di temere. È invece verosimile che i nodi vengano al pettine in autunno - con la legge di bilancio - se la scelta del governo sarà quella di spingere quei punti del programma che richiedano un finanziamento in deficit eccessivo: nell’ordine, neutralizzazione dell’aumento dell’Iva, riforma delle pensioni, reddito di cittadinanza e infine la flat tax.

L’obiettivo di un deficit/Pil al 2,9% prospettato da Matteo Salvini appare, al momento, non credibile, a meno di non fare previsioni di crescita del PIL irrealisticamente elevate. La legge finanziaria è dunque la linea del Piave per capire se l’Italia potrà ritrovare stabilità politica in Europa e sui mercati finanziari, rientrando – pur con dei margini di flessibilità - nei ranghi della disciplina fiscale o, viceversa, se si arriverà allo scontro con Bruxelles. Ipotesi quest’ultima che non conviene a nessuno e che non conviene, soprattutto, all’Italia.

 

Proseguono i due esperti di Pictet l’instabilità della politica domestica ha avuto e sta avendo ricadute pesanti sui mercati obbligazionari domestici e, nelle fasi più acute della crisi, su quelli globali. Sul fronte domestico l’improvviso e violento allargamento dello spread (fino a150 bp sulla parte a 10 anni e, drammaticamente, fino a 300 bp sulla parte a 2 anni), ha anche messo a dura prova il funzionamento del mercato secondario dei titoli di stato italiani dove la liquidità, nelle giornate più drammatiche di fine maggio, è venuta totalmente a mancare. Il mercato italiano, tipicamente caratterizzato da un elevato volume di scambi, da numerose banche pronte a dare liquidità e profondità alle quotazioni, ha perso questi connotati durante le fasi acute della crisi e fatica a recuperare livelli di funzionalità accettabili.

I documenti e le dichiarazioni iniziali del nuovo esecutivo sull’approccio alla politica fiscale e all’Euro (pur successivamente smentite) hanno intaccato la fiducia degli investitori e quindi il funzionamento dei meccanismi su sui il mercato si regge.

 

Castaldi e Piersimoni concludono che il ritorno a un regime di volatilità sano e di liquidità normale del mercato obbligazionario italiano passa per il ritorno della fiducia degli investitori nei fondamentali non tanto economici – che appaiono ragionevolmente solidi e in progresso - ma quanto politici del nostro paese. La crisi è stata innescata da una precisa scelta politica e dalle intenzioni espresse dal governo, questo elemento deve essere rimosso in maniera convincente per ridurre lo spread in maniera sostenibile e riportare liquidità e ordine al mercato secondario dei bond.

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