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Banche centrali, inversione di rotta

6/28/2018 | Greta Bisello

La politica espansiva con la quale si sono ricuciti gli strappi della crisi finanziaria sta per terminare, quali saranno le risposte per azionario e obbligazionario


Dopo essere stata la prima banca centrale a varare manovre espansive in quantità senza precedenti, da qualche mese la Federal Reserve ha cominciato a ridurre i titoli obbligazionari in proprio possesso. Secondo l'analisi dMatteo Ramenghi, chief investment officer UBS WM Italy da un punto di vista meramente tecnico, ciò equivale a dire che sta riducendo la liquidità. La Banca d’Inghilterra ha terminato da qualche mese il proprio programma di acquisto titoli e anche la BCE ha delineato la propria strategia di normalizzazione della politica monetaria.

 

Insomma, dopo quasi un decennio nel quale le principali banche centrali globali hanno costantemente immesso liquidità sui mercati, ci stiamo avvicinando a un’inversione di rotta. È comprensibile che gli investitori guardino a questi passaggi con qualche preoccupazione. Ma occorre ricordare la ragione per la quale le banche centrali avevano iniziato a stampare moneta: la domanda di cash era aumentata per via della crisi finanziaria, quando riecheggiava l’espressione «cash is king».

 

Si tratta, prosegue Ramenghi, di un fenomeno ricorrente nel caso di recessioni severe: le banche diventano più restie a concedere credito e quindi gli acquisti devono essere pagati alla consegna o in anticipo; le aziende fanno più fatica a trovare finanziamenti e progressivamente aumentano le proprie riserve di liquidità. In altre parole, eravamo nel bel mezzo di un credit crunch. Anzi, nel caso italiano potremmo dire che abbiamo avuto più credit crunch tra il 2008 e il 2015.

 

 

Un esempio concreto per comprendere il nuovo corso, dall’inizio della crisi, Apple ha mantenuto enormi riserve di liquidità. Di recente, l’azienda ha invece annunciato l’intenzione di ridurla attraverso investimenti e distribuzione di dividendi. Se ipotizziamo che una buona parte delle società statunitensi voglia fare lo stesso, in assenza di una reazione della banca centrale la liquidità proveniente da Apple finirebbe per aumentare la liquidità di mercato. Per questo la Federal Reserve deve intervenire drenando la liquidità in eccesso.

 

Quali saranno le reazioni e le conseguenz e per i mercati, per gli obbligazionari la risposta è semplice e deve indurre alla cautela: i rendimenti sono destinati ad aumentare e, conseguentemente, il valore di mercato delle obbligazioni a scendere. Negli Stati Uniti questo fenomeno si è già verificato, con il raddoppio dei rendimenti dei Treasury e la conseguente correzione del mercato obbligazionario.

 

Per quanto riguarda l’azionario, conclude l'esperto di UBS, il cambiamento delle politiche monetarie contribuirà ad aumentare la volatilità, ma non sarà necessariamente un freno per le performance. Saranno, infatti, soprattutto le valutazioni del mercato azionario e la redditività delle società che ne fanno parte a determinare le performance. Da questo punto di vista, le ultime trimestrali hanno confermato un andamento particolarmente favorevole, che ha superato le attese degli analisti.

 

 

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