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Cina: tra consumi e attenzione per l'ambiente

6/29/2018 | Greta Bisello

E' possibile una graduale transizione verso prezzi maggiormente basati sul mercato: le autorità di regolamentazione dovranno trovare un equilibrio tra gli interessi dei consumatori e la necessità di incentivare l'offerta aggiuntiva


Il governo cinese si sta impegnando seriamente per ridurre l’impatto ambientale del settore industriale; i funzionari governativi dispongono ora di un indice KPI ambientale introdotto dal governo centrale, con forti incentivi personali ad applicare normative che in passato potevano essere state trascurate a favore degli obiettivi di crescita. 

Non solo, secondo l'analisi condotta da Colin Croft, fund manager del team emerging markets di Jupiter, il Paese ha smesso di importare rifiuti plastici, in quanto la loro lavorazione era troppo inquinante, e questo ha generato una domanda incrementale di plastica non riciclata pari a circa il 3-4% della domanda globale.

 

A seguito di questi trend, i margini dei produttori di prodotti chimici a base di petrolio sono rimasti finora relativamente vicini al livello massimo registrato nel periodo 2015-16, nonostante le pressioni sui costi dovute all'aumento del prezzo del greggio. Ciò si è rivelato positivo per i produttori petrolchimici coreani, tra cui LG Chem che, in qualità di leader nella tecnologia delle batterie, beneficia anche della tendenza globale verso un aumento dei veicoli elettrici.

 

Il governo cinese, prosegue l'esperto, sta anche compiendo maggiori sforzi per affrontare l'inquinamento atmosferico, incoraggiando i consumatori a orientarsi verso percentuali più elevate di gas nel mix energetico, ancora dominato dal carbone (oltre il 60% del consumo di energia primaria).

 

Il consumo di gas sta crescendo di circa il 15%, pur partendo da una base bassa: nel 2017, la Cina ha consumato circa la metà del gas complessivamente consumato in Europa, e su base pro capite circa 5 o 6 volte meno. Dai 240 miliardi di metri cubi nel 2017, la domanda di gas dovrebbe salire a 323 miliardi entro il 2020.

 

 

Secondo Jupiter dunque è possibile prevedere una graduale transizione verso prezzi maggiormente basati sul mercato: le autorità di regolamentazione dovranno trovare un equilibrio tra gli interessi dei consumatori e la necessità di incentivare l'offerta aggiuntiva. Con un reddito disponibile in Cina che cresce di circa il 6% all'anno, c'è spazio per una graduale crescita dei prezzi che potrebbe consentire sia ai fornitori che ai distributori di ottenere un ragionevole ritorno sul capitale investito. Per gli investitori, la chiave per trarne profitto sarà concentrarsi sulle società in cui le aspettative di guadagno sono realistiche e le valutazioni ragionevoli.

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