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6/29/2018 | Greta Bisello
Quando il commercio si interrompe, perdono tutti.
Trumop rincara la dose e la Cina si prepara a rispondere. Secondo l'analisi di Luca Paolini, chief strategist di Pictet Asset Management una guerra commerciale su vasta scala tra gli Stati Uniti e la Cina - che si ritiene ancora improbabile - potrebbe portare l'economia globale nella stagflazione e determinare un forte calo dell’azionario mondiale.
Il modello di Pictet AM, basato sulle stime del Fondo Monetario Internazionale (FMI), mostra che se una tariffa del 10% sul commercio statunitense venisse completamente trasferita al consumatore, l’inflazione globale aumenterebbe di circa lo 0,7%. Questo, a sua volta, potrebbe ridurre gli utili societari del 2,5% e tagliare i multipli prezzo / utili delle azioni fino al 15%. Tutto ciò significa che l’azionario mondiale potrebbe scendere del 15-20%, assumendo che i rendimenti dei bond USA salgano il linea con l’inflazione. Tale scenario farebbe di fatto tornare indietro l’orologio del mercato azionario mondiale di tre anni. In simili circostanze, ne risentirebbero maggiormente le azioni degli esportatori cinesi e le azioni cicliche statunitensi, in particolare settori costosi come i beni voluttuari.
Il quadro che emerge dall' analisi, prosegue Paolini, è simile a quello che gli investitori hanno precedentemente sperimentato. La storia dei mercati finanziari mostra che l'innalzamento di barriere commerciali è negativo per i mercati azionari: ad esempio, a metà del 1971, lo S&P500 scese del 10% nei tre mesi dopo che il presidente statunitense Richard Nixon impose una tariffa del 10% sulle importazioni.
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