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LFDE: le tensioni commerciali impattano sul tecnologico

7/5/2018 | Greta Bisello

Sono molti gli inidici che virano a ribasso nelle ultime settimane e il sentiment degli investitori si fa meno sicuro a causa del continuo inasprimento di toni circa le politiche commerciali americane


La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina non smette di catalizzare l'attenzione e a turbare il sentiment degli investitori. Come sempre accade però esistono dei settori che soffrono più di altri.

Olivier De Berranger, chief investment officer di La Financière de l’Echiquier: "La “tecnologia”, innanzitutto, ha perso altrettanto o addirittura più di tutti gli altri mercati borsistici in occasione del pesante storno osservato lunedì scorso. Da un lato, gli investitori iniziano ad accorgersi che un’escalation nella guerra commerciale tra le grandi potenze mondiali finirebbe per impattare prima o poi il settore".

 

Secondo l'esperto infatti alcuni investitori iniziano a ridurre il rischio invece di riallocarlo e provocano un effetto meccanico sul settore tecnologico, il più detenuto - tra l’altro - negli Stati Uniti. Di conseguenza, la tecnologia non va considerata alla stregua di un rifugio duraturo.

 

"Mercoledì scorso le azioni segnavano un rimbalzo netto a seguito di alcune dichiarazioni più moderate rilasciate da Donald Trump che annunciava di aver scelto di attuare un monitoraggio più severo sugli investimenti esteri «predatori», senza fare però alcun riferimento specifico alla Cina. Alcuni membri dell’amministrazione americana contraddicevano poche ore più tardi questa sua apparente moderazione" prosegue De Berranger.

 

All’alba di venerdì, al termine di discussioni serrate i membri dell’Unione Europea giungevano a un accordo sulla crisi migratoria cui faceva seguito un nuovo rimbalzo dei mercati. Anche se poco rilevante rispetto al passato. 

 

Ricordiamo inoltre il conflitto degli scorsi giorni tra il Presidente la Harley Davidson. In seguito agli annunci sui dazi europei il gruppo di Milwaukee ha annunciato che intende delocalizzare parte della sua produzione al di fuori dal territorio americano. Un segnale forte secondo l'esperto di LFDE per da parte degli imprenditori statunitensi in opposizione a Trump.

 

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