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Turchia: le nuove sfide del mercato per Erdoğan

7/11/2018 | Greta Bisello

Dopo la rielezione del 24 giugno scorso, il Presidente dovrà apportare delle riforme strutturali per evitare il surriscaldamento economico, già in atto il deprezzamento della lira turca del 22% contro il dollaro statunitense


La Turchia si conferma e rielegge Recep Tayyip Erdoğan come Presidente per altri cinque anni, stavolta nell’ambito del nuovo quadro istituzionale di presidenza esecutiva che sostituisce il precedente sistema parlamentare. La coalizione guidata dal Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP) di Erdoğan si è a sua volta assicurata la maggioranza in parlamento.

 

I timori di surriscaldamento dell’economia, nel quadro delle vendite generalizzate che hanno colpito i mercati emergenti, hanno spinto al ribasso la lira turca, che nel primo semestre si è deprezzata del 22% contro il dollaro statunitense.

 

L'economia della Turchia dovrà attraversare un processo di significativo rallentamento, secondo Rob Drijkoningen, senior portfolio manager – global co-head of emerging markets debt e Kaan Nazli, senior economist – emerging markets debt di Neuberger Berman, ed è probabile che la crescita della domanda interna si dimezzi rispetto all’anno scorso. Affinché ciò sia possibile, proseguono gli esperti, la banca centrale dovrà disporre di un margine di manovra più ampio di quello su cui ha potuto contare di recente. P

 

Secondo Emre Akcakmak, membro del team di gestione di East Capital: "La Turchia sta sperimentando un ritorno dell’inflazione (attualmente al 12% su base annua e con aspettative di crescita fino al 14% per i prossimi mesi) e un deprezzamento della valuta del 25% da inizio anno. Ciò che preoccupa maggiormente gli investitori è il crescente deficit delle partite correnti, il più alto tra i paesi del G20, pari al 6,3% del PIL o a 55 miliardi di dollari negli ultimi dodici mesi". 

 

Per gli esperti di Neuberger Berman, il Paese rimane nonostante tutto solido, nel segmento in valuta forte, gli spread delle emissioni turche scontano i rischi politici e geopolitici di breve termine. Le obbligazioni quotano in linea con i titoli con rating B+, anche se l’attuale merito di credito della Turchia è BB; livello che a nostro avviso non riflette appieno l’attuale quadro dei rischi.

Nel segmento in valuta locale, gli attuali rendimenti reali nella parte centrale della curva rispecchiano a nostro avviso l’incertezza relativa all’andamento dell’inflazione nel breve periodo.

 

La strategia di East Capital invece è quella di consolidare i portafogli investendo in titoli di prima qualità, evitando un posizionamento direzionale sul risultato delle elezioni e su come il governo affronterà le sfide macroeconomiche e finanziarie. E conclude Akcakmak: "Anche se la stabilità garantita da un AKP più attento al mercato potrebbe essere ben visto dagli investitori, un restringimento delle politiche monetarie è assolutamente prioritario. La scelta, per quanto estremamente impopolare, è necessaria per contrastare gli squilibri macroeconomici e per migliorare l’appeal della Turchia agli occhi degli investitori, che dipende fortemente da finanziamenti esterni. Non bisogna tuttavia aspettarsi miracoli. Il prossimo appuntamento politico, le elezioni locali di marzo 2019, potrebbe limitare l’impegno dell’AKP per le riforme nei prossimi nove mesi. Solo successivamente, con la prospettiva di un periodo di 4 anni (2019 – 2023) senza elezioni in programma, ci si potrà concentrare sulle riforme". 

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