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7/26/2018 | Greta Bisello
Nonostante il rafforzamento del dollaro, gli emergenti continuano a giovare della crescita sincronizzata dell'economia globale a risentirne invece le valute locali emergenti che sono scese in media del 10% rispetto al biglietto verde (ma non rispetto all'euro o alla sterlina).
Mathieu Nègre, head of global emerging equities di Union Bancaire Privée afferma che: "Questi paesi continuano a dipendere dall'azione della Fed e dall'andamento della valuta statunitense. La forza della moneta USA sta rendendo il finanziamento in dollari più costoso per le imprese emergenti e sta spingendo ad aggiustamenti di politica monetaria in molte di queste economie".
"A livello di settori, i titoli ciclici - ossia quelli esposti all'attuale fase ascendente del ciclo economico, come quelli legati a petrolio, gas e materie prime – stanno resistendo bene a questa correzione, così come i settori più difensivi come quello farmaceutico" prosegue l'esperto.
Invece tra i settori dei mercati emergenti che attualmente registrano risultati meno positivi si annoverano la finanza, il manifatturiero e le telecomunicazioni.
Nègre conclude analizzando che: "Sebbene i problemi politici in Turchia, Argentina e Brasile stiano indebolendo le economie dei rispettivi paesi, il danno non si è ancora diffuso altrove. Le nuove sanzioni degli Stati Uniti contro la Russia all'inizio di aprile sono state una sorpresa e hanno avuto ripercussioni negative sul mercato russo. Tuttavia, le relazioni tra Washington e Mosca si trovano su nuove basi dopo il vertice bilaterale di Helsinki. Nel frattempo, è stato annunciato che Arabia Saudita e Argentina saranno aggiunte all'indice MSCI Emerging Markets nel maggio 2019, fatto che porterà i titoli di questi paesi sul radar dei principali fondi d'investimento".
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