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Schroders, economia globale: pausa estiva, ecco perché

8/2/2018 | Greta Bisello

Tre sono i fattori, interconnessi tra loro, che hanno portato a una battuta d'arresto a livello globale


L'economia globale tira il freno a mano e inizia a rallentare rispetto al 2017. Nonostante gli indicatori sull’attività nel breve termine restino stabili, gli indici PMI stanno resistendo sia nei mercati sviluppati che in quelli emergenti, mentre l’indicatore di attività dei Paesi del G7 elaborato da Schroders (che combina i sondaggi nazionali) segnala una crescita sostenibile. Tuttavia, secondo l'analisi di Keith Wade, chief economist and strategist, sono tre i fattori che indicano che potremmo assistere a una “pausa estiva” dell’economia globale.

 

In primo luogo la Cina sta rallentando e l'esperto afferma che: "Sebbene abbia registrato una crescita del Pil del 6,7% anno su anno nel secondo trimestre (solo un punto percentuale in meno rispetto al Q1), i dati con frequenza più elevata indicano un rallentamento più pronunciato, come dimostrato per esempio dalle letture mensili su vendite al dettaglio, investimenti ed esportazioni nel secondo trimestre". 

 

I prezzi delle commodity sono caduti, dalla fine di giugno, le quotazioni del petrolio sono scese di circa 5 dollari al barile e i metalli industriali sono calati del 14% circa. E prosegue Wade. "Sebbene il petrolio meno caro possa aiutare ad alleviare le pressioni inflazionistiche, la caduta dei prezzi dei metalli indica una crescita più debole della produzione industriale. Visto il ruolo che ricoprono nella produzione, le oscillazioni nei prezzi dei metalli industriali sono riuscite molto spesso a riflettere le oscillazioni nell’attività."

Infine ci sono le valute e nello specifico un dollaro più forte che avrà un impatto sul livello di attività. "Da metà aprile il dollaro, ponderato per il livello degli scambi, è salito quasi del 7%, inasprendo le condizioni finanziarie globali e creando pressioni sulla crescita degli scambi commerciali" conclude l'esperto di Schroders. 

 

Da sottolineare inoltre che tutti questi tre fattori sono interconnessi: la Cina è uno dei principali consumatori di commodity, che tendono a subire pressioni nei periodi di forza del dollaro. 

Il denominatore comune però rimane l’effetto delle guerre commerciali, su questo ancora Wade: "Ci sono evidenze che dimostrano che le società hanno aumentato gli ordini prima dell’aumento del 1° giugno dei dazi su acciaio e alluminio e prima dell’implementazione dei dazi tra Stati Uniti e Cina del 5 luglio. Ora che i dazi sono entrati in vigore, le società stanno tagliando gli acquisti e di conseguenza i prezzi delle commodity hanno attraversato un periodo di espansione seguito da uno di contrazione".

 

La domanda da farsi è a che tipo di rallentamento assisteremo: "Riteniamo che sarà una sorta di correzione, una pausa estiva, piuttosto che una contrazione vera e propria. La crescita degli ordini nell’economia globale continua ad essere solida e più in generale i sondaggi indicano che non c’è al momento uno squilibrio tra il livello di inventario e quello degli ordini".

 

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