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Gestore della settimana: mercati emergenti e dazi, quale liaison?

8/20/2018 | Redazione Advisor

A colloquio con Claudia Calich gestore del fondo M&G Emerging Markets Bond di M&G Investments, che racconta cosa aspettarsi dai mercati emergenti oggi e quali opportunità cogliere, anche con le guerre commerciali in atto.


A colloquio con Claudia Calich (nella foto) gestore del fondo M&G Emerging Markets Bond di M&G Investments, che racconta cosa aspettarsi dai mercati emergenti oggi e quali opportunità cogliere, anche con le guerre commerciali in atto.

Quanto sono esposti alle guerre commerciali i mercati emergenti?
Ci sono vari settori che potrebbero essere colpiti dalle guerre commerciali: le importazioni potrebbero diventare più costose, le valute dei Paesi esportatori potrebbero deprezzarsi e le decisioni di investimento potrebbero essere rimandate fino a quando non ci sarà maggiore chiarezza. Le guerre commerciali potrebbero anche portare ad una riduzione dei consumi se i prezzi più elevati non dovessero essere assorbiti dalle imprese. E potremmo anche assistere a un inasprimento delle condizioni finanziarie in caso di riduzione degli investimenti diretti esteri o di aumento dei premi al rischio su obbligazioni o azioni. Tutti questi fattori potrebbero ridurre l'attività economica. Tuttavia, a questo punto, è difficile quantificare con precisione l'impatto delle tensioni in corso, perché gli impianti di produzione e le catene di approvvigionamento globali non possono subire modifiche o cambiare Paese da un giorno all'altro. Possono essere introdotti nuovi dazi, ma pagarli potrebbe rappresentare il male minore, rispetto a spostare un intero processo di produzione in altre parti del mondo. Resta ancora da vedere se le imprese statunitensi saranno in grado di passare ai consumatori i costi aggiuntivi e se i consumatori saranno disposti ad accettare prezzi più alti. Ci potrebbero essere dei modi per aggirare i dazi: abbiamo visto di recente che quando la Russia ha imposto delle restrizioni su alcuni prodotti occidentali, il vino e il formaggio francesi hanno raggiunto la destinazione finale attraverso Paesi diversi. Potremmo vedere anche effetti indiretti: ad esempio, le barriere commerciali sulle merci cinesi potrebbero favorire le esportazioni messicane negli Stati Uniti. Alcuni costruttori automobilistici statunitensi, come Ford, hanno già notevoli attività in Messico.

 

Le commodity di recente si sono mosse verso il basso sui timori che le tensioni commerciali possano indebolire la crescita cinese, mettendo un freno alla domanda di metalli. Si aspetta un ulteriore calo?

Si potrebbe assistere a una debolezza ancora più marcata se si registrasse un forte calo della crescita cinese. Ma non dimentichiamo che l'avanzo corrente della Cina rappresenta appena l'1% del PIL oggi, contro il 10% di dieci anni fa essendo ancora in atto il processo di trasformazione dell'economia verso un modello trainato dai consumi e non più dalle attività di produzione ed esportazione. Le materie prime che la Cina importa tendono ad essere utilizzate in progetti infrastrutturali – più dipendenti dalla crescita interna – mentre i dazi riguardano principalmente i prodotti manifatturieri. Pertanto, la domanda di commodity non dovrebbe crollare come alcuni si aspettano, a meno che la crescita della Cina non subisca un forte rallentamento a causa delle guerre commerciali e/o qualora vedessimo una risposta politica da parte delle autorità cinesi tale da creare instabilità a livello finanziario.

 

Quest'anno abbiamo assistito a diversi rialzi dei tassi nei Paesi emergenti. Si tratta di una reazione alla crescita del dollaro USA? Prevede ulteriori aumenti dei tassi nei mercati emergenti?

All'origine di tutte queste misure ci sono fattori specifici: la Turchia e l'Argentina hanno alzato i tassi perché dovevamo difendere la loro valuta, una misura resa necessaria dall'ampio disavanzo corrente e dalle pesanti esigenze di finanziamento. In Europa orientale abbiamo visto tassi più elevati perché Stati come la Repubblica Ceca, la Romania e l'Ungheria stanno mostrando segnali di surriscaldamento, che provocheranno un aumento dell'inflazione. Tuttavia, alla luce dei recenti dati più fiacchi in Europa e in alcune parti dell'Asia e dei dati contrastanti negli Stati Uniti, le aspettative sui tassi per quasi tutti i Paesi EM puntano a un incremento. 

 

Qual è la sua principale preoccupazione relativa all’area dei mercati emergenti?
Alcuni Paesi, in particolare quelli con merito di credito più debole come gli Stati dell'Africa sub-sahariana, l'Argentina o il Bahrein, sono fortemente dipendenti da una crescita robusta e dai bassi rendimenti sul rifinanziamento per mantenere stabili i loro livelli di debito. In molte economie emergenti abbiamo assistito a un'ampia riduzione del disavanzo corrente e possiamo dire che questa parte del processo di riequilibrio è stata completata, ma siamo soltanto agli inizi di un miglioramento dei loro deficit fiscali. Una crescita più sostenuta sarà d'aiuto, ma in alcuni casi c'è ancora molto da fare.

 

Chi vuole investire nei mercati emergenti, dove potrebbe trovare opportunità oggi?
A seguito del sell-off sul credito cinese, gli spread hanno raggiunto livelli potenzialmente interessanti, in particolare nel settore immobiliare. Privilegiamo anche l’esposizione ai mercati locali in Stati in cui i tassi reali o nominali paiono interessanti, come il Brasile e l'Uruguay, oppure in quelli in cui è probabile che l'inflazione abbia raggiunto il livello massimo, come il Messico. Nello spazio societario, privilegiamo le società dell’ambito petrolifero e del gas con emissioni simil-governative e fondamentali solidi, ma anche alcune aziende di consumi in Perù e società immobiliari in Messico. In termini di debito in valuta forte o locale, abbiamo un giudizio positivo sui titoli denominati in valute locali dopo il 2015, ritenendo che il rally del dollaro USA ormai si sia esaurito. Il debito denominato in dollari USA è ora più conveniente di quanto non fosse all'inizio di quest'anno, poiché gli spread si sono allargati, e stiamo cominciando a trovare sacche di valore in questo spazio. Come sempre, il mercato dei Paesi emergenti richiede una forte selettività.

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