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UBS, mercati emergenti: i rischi del contagio turco

8/21/2018 | Greta Bisello

Dollaro forte, liquidità e crescita cinese, tutte le variabili che influenzano gli emergenti. Ecco quali Paesi risultano più colpiti


La Turchia frena il rally dell'azionario statunitense e contagia altri mercati emergenti, eppure il Paese rappresenta meno dell'1% dell'indice azionario MSCI EM, e il 3,2% dell’indice del debito sovrano emergente EMBI Div. Come è avvenuto dunque l'effetto contagio sulle altre economie emergenti?

 

Alcuni dati, la lira turca ha subito un ribasso del 34% del 23% dell’indice MSCI Turkey da inizio anno mentre il deficit delle partite correnti si è ampliato al 6,3% del PIL e il debito in valuta estera ha raggiunto livelli elevati, pari al 53% del PIL; i vincoli politici impediscono alla banca centrale di alzare i tassi d’interesse per contrastare questa dinamica. 

Inoltre è bene ricordare che le fragilità dei Paese emergenti si acuiscono nel momento in cui la forza del dollaro mette sotto pressione l’intero complesso dei mercati emergenti, determinando un ampliamento dei deficit delle partite correnti e rendendo più costoso il servizio del debito in valuta estera.

 

Secondo l'analisi di Mark Haefele, global chief investment officer di UBS, il dollaro non può essere ascrivibile come unica causa e afferma che: "L'USD si era apprezzato anche nel 2016, senza per questo penalizzare le piazze emergenti. Allora, però, le condizioni di finanziamento globali erano molto più favorevoli. La Federal Reserve aveva già cominciato ad alzare i tassi, ma solo di 25 punti base dai minimi del dopo-crisi, e non aveva ancora dato inizio alla riduzione del suo bilancio. Nel complesso, le principali banche centrali globali stavano ancora iniettando liquidità nel sistema finanziario mediante i loro programmi di quantitative easing (QE). Adesso, invece, gli apporti di liquidità stanno per passare in territorio negativo su base netta per la prima volta dalla crisi finanziaria globale e il ciclo d’inasprimento monetario della Fed si trova già a buon punto". 

 

Non aiuta neppure il generale clima di incertezza causato delle tensioni commerciali in atto da mesi a questa parte, senza dimenticare le preoccupazioni legate alla crescita della Cina. 

"In un clima simile" prosegue l'esperto di UBS, "i Paesi più colpiti sono quelli con un ingente deficit delle partite correnti e un elevato fabbisogno di finanziamenti in valuta estera, poiché gli investitori stanno alla larga dalle economie più fragili. Ad esempio, l’Argentina presenta un disavanzo delle partite correnti pari al 5,3% del PIL e da inizio anno il peso registra la peggiore performance tra le valute emergenti, con un ribasso del 37%". 

 

Haefele sottolinea lìimportanza della diversificazione e di mantenere un approccio neutrale sul piano dei rischi, continuando però a sfruttare eventuali opportunità specifiche. "Ad esempio, raccomandiamo di adottare un sovrappeso tattico sulle obbligazioni governative emergenti denominate in dollari, che finora hanno registrato un andamento migliore rispetto alle altre asset class emergenti, cedendo appena il 3,3% da inizio anno. Questo comparto altamente diversificato, composto da 67 emittenti sovrani, offre un buon rendimento del 6,5%, un livello tra i più alti degli ultimi 10 anni. Performance di mercato". 

 

 

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