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S&P, credito: crescono preoccupazioni sull'Europa

8/21/2018 | Greta Bisello

Nel report "European Corporate Credit Mid-Yeat Outlook: The Sense Of An Ending", l'agenzia prende in esame la situazione americana ed europea con un focus sull'Italia che desta ancora timori sul fronte fiscale


Cresce la preoccupazione per una svolta negativa nel ciclo del credito secondo quanto si legge da un report pubblicato da S&P Global Ratings intitolotato "European Corporate Credit Mid-Yeat Outlook: The Sense Of An Ending".

Se si guarda ai fondamentali però le prospettive del credito societario europeo appaiono ancora positive con i tassi di insolvenza finali di 12 mesi attorno al 2% e l'agenzia di rating ritiene improbabile che i tassi aumentino oltre il tetto del 3% nel prossimo anno. Inoltre i vantaggi provengono da una ripresa economica che alimentano i flussi di cassa e le condizioni di finanziamento destinate a rimanere favorevoli. L'inflazione poi risulta ancora modesta e le Banche centrali si muovo in maniera cauta e graduale nel loro processo di normalizzazione.

 

Nonostante ciò però, si legge nel report, quello attuale potrebbe rappresentare un periodo di calma apparente prima dello scatenarsi di una tempesta. Tenuto conto della maturità del ciclo economico statunitense ci si chiede cosa accadrà quando questo giungerà al termine. In Europa invece l'impulso del credito sta rallentando e la crescita ha superato il suo picco massimo, il QE si concluderà a dicembre e si registrano aumenti nei tassi di interesse nel Regno Unito così come di un probabile rialzo il prossimo anno nell'Eurozona. 

 

Da monitorare inoltre secondo l'agenzia è la crescita negli Usa e la generazione di cassa che sono solide, azioni e crediti sono “prezzati alla perfezione”; ciò implica un rischio elevato di repricing degli asset rischiosi, al quale è improbabile che i mercati del credito europeo possano sottrarsi. 

Un aumento dei tassi d’interesse Usa, inoltre, si tradurrebbe in un repricing dei paesi emergenti, nonché in una fase di instabilità del mercato obbligazionario e in un aumento della volatilità valutaria.

 

Non bisogna poi tralasciare la crescita delle tensioni sul fronte del commercio mondiale tra Stati Uniti e Cina in relazione a diritti di proprietà intellettuale e dazi commerciali che potrebbe aggravare i rischi in essere.

 

Soffermandosi ancora una volta sull'Europa i rischi più evidenti che S&P profila sono quelli legati ai negoziati sulla Brexit così come il nuovo governo italiano in materia di politica fiscale e immigrazione. Questo tipo di controversie, conclude il report, potenzialmente possono portare a una situazione di stallo, che innervosirebbe i mercati. Nonostante dunque l’Europa potrebbe precipitare in una crisi, per il momento, le preoccupazioni maggiori riguardano altre aree.



 

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