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Wall Street: il toro ha finito la sua corsa?

8/30/2018 | Greta Bisello

Dopo essere entrati nel bull market più lungo della storia gli investitori si domandano se il fiato per continuare a macinare ottimi risultati sia a questo punto finito; nell'analisi di Kames Capital


Wall Street macina record ed entra nel bull market più lungo della sua storia, superando quello vissuto negli anni '90 (anche se non ne eguaglia i guadagni). La domanda che tutti gli investitori si fanno a questo punto della corsa è se il fiato sia quasi finito e sia necessario riconsiderare le strategie dei prossimi mesi.

Carolyn Bell, investment manager equities di Kames Capital afferma che: "Bastano due parole per spiegare come si è giunti a questo punto: quantitative easing. Le banche nazionali hanno dato supporto all’economia e al valore degli asset immettendo liquidità nei mercati e così facendo hanno fatto passi da gigante nel miglioramento dei bilanci dei consumatori in molte regioni. Anche a costo di indebolire i conti nazionali (il rapporto depito/Pil statunitense è più che raddoppiato dal 40% del 2007), purché gli investimenti andassero a foraggiare la crescita". 

 

Il QE è nella sua fase conclusiva e gli investitori hanno accolto in maniera positiva la notizia, dimostrando che l'economia statunitense e forse anche quella globale siano suufficientemente autonomi per camminare sulle proprie gambe senza diepndere dai fondi delle Banche centrali.

Un altro elemento da considerare, secondo l'esperta, è il fattore Trump.

"I mercati rialzisti terminano quando la fiducia che li spinge diventa eccessivamente esuberante, generando disequilibri e valutazioni oltraggiose. Non siamo ancora a questo punto. I livelli di investimento (capex), sebbene in crescita, sono ancora modesti, mentre i premi di rischio sull’azionario, intorno al 5%, sono ancora generosi. L’indice S&P 500 scambia a un multiplo di 16,6 volte il rapporto prezzo/utili, con un rendimento sul flusso di cassa libero del 5,2% e un rendimento sul dividendo del 2%. Wall Street potrebbe apparire costosa rispetto ad altre piazze, ma non lo è se confrontata al suo storico" analizza Bell.

 

I fondamentali, come spesso si ricorda, continuano a essere di supporto inoltre, continuano ad essere di supporto. "Le aziende statunitensi (al netto delle società finanziarie) hanno riportato, complessivamente, una liquidità pari a 1.400 miliardi di dollari nel 2017, più che raddoppiando i 600 miliardi del 2008. La crescita del settore tecnologico, in particolare, ha aumentato le capacità di generazione di cassa dell’intero mercato Usa. Così tanta liquidità suggerisce più possibilità di M&A, e un ulteriore fattore di rialzo per il mercato. Le ultime fasi di un bull market possono essere quelle più remunerative".

 

Secondo l'esperta di Kames Capital infine il rischio principale è rappresentato dalla politica. Su questo Bell afferma che: "Le tensioni commerciali e l’ennesima impennata populista in Europa, così come le recenti turbolenze in Turchia che danno segnali di fragilità in alcune aree emergenti, hanno riportato la politica a un ruolo più centrale di quello avuto durante il 2017. Portare avanti un’idea isolazionista potrebbe essere un autogoal per Trump. L’idea di base è che sia un’arma da poter usare nelle negoziazioni. Business e mercati apprezzano la stabilità politica".

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