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Columbia Threadneedle Inv: timori commerciali non minano l’ottimismo

9/3/2018 | Greta Bisello

I mercati risentono dell'acuirsi delle guerre commerciali globali, del rallentamento economico in Cina, della debolezza valutaria e dei rischi sistemici provenienti dalle banche europee, nonché della crisi in Turchia


Se da una parte i mercati risentono delle guerre commerciali globali, del rallentamento economico in Cina, della debolezza valutaria e dei rischi sistemici provenienti dalle banche europee, nonché della crisi in Turchia dall'altra la dinamica economica e degli utili continua a supportare un cauto ottimismo sugli attivi rischiosi malgrado l'avvicinarsi della fine del ciclo e i nostri crescenti timori sul fronte del commercio globale. E' questa l'opinione di Toby Nangle, responsabile asset allocation globale e Responsabile multi-asset, EMEA, e Maya Bhandari, gestore di portafoglio, Multi-asset di Columbia Threadneedle Investments che per questo non cambiano le proprie strategie per il prossimo trimestre. 

 

 

Sul fronte commerciale "Le valutazioni attuali indicano una ricaduta negativa sul PIL globale compresa tra l'1% e il 2,3%; se alcune istituzioni prevedono che l'inflazione costringerà la Federal Reserve a inasprire ancora la propria politica monetaria, altri si aspettano invece che l'istituto centrale sarà frenato dal clima di incertezza" commentano i due gestori. .

 

Per quanto riguarda la Cina invece "Il recente deprezzamento dello yuan cinese in seguito all'acuirsi delle guerre commerciali e al leggero indebolimento dei dati cinesi ha attirato una certa attenzione. Tuttavia, ricordiamo che in termini effettivi reali lo yuan è tornato solo ai livelli a cui si trovava sei mesi fa, e inoltre l'entità del rallentamento della Cina dipende dai dati che si sceglie di analizzare" prosegueno i due esperti di Columbia Threadneedle Investments.

 

Le banche europee danno segnali contrastanti "i principali canali attraverso cui un sistema bancario incide sulle economie e sugli altri attivi sono quattro: liquidità, offerta di credito all'economia, qualità degli attivi e detenzione di titoli di Stato. Se i parametri sulla liquidità sono relativamente solidi e si rileva scarsa dipendenza dal finanziamento delle banche estere, gli istituti bancari necessitano di 60 miliardi di euro di capitale anziché dei 5 miliardi di euro prospettati dagli stress test". 

 

Lo spauracchio turco degli ultimi mesi,  il Paese riveste un ryolo molto importante a livello geopolitico ma non si può dire lo stesso a livello economico e concludono i due analisti: "Il ricorso eccessivo alla leva ha creato ben 230 miliardi di dollari di debito esterno privato in scadenza il prossimo maggio, di cui 55 miliardi di dollari utilizzati per finanziare il crescente disavanzo delle partite correnti. La Turchia sta inoltre mantenendo una politica monetaria ultra espansiva in un regime sempre più autoritario".

 

 

A livello valutario infine "il dollaro USA si è rafforzato ulteriormente, al punto da esibire un premio dell'8%-10% rispetto alle stime di valore equo formulate dai nostri analisti. La forza della crescita USA (nonché la debolezza in Europa) è stata sorprendentemente superiore alle nostre aspettative e alle stime di consenso, offrendo così un sostegno cruciale al dollaro. La configurazione della curva dei tassi e il tasso di variazione dei differenziali dei tassi a breve termine fanno tuttavia presagire un indebolimento del dollaro, sul quale adottiamo pertanto un orientamento ribassista". 

 

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