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Novelli (Lemanik): "Rischio recessione per l’economia USA nel 2019"

9/4/2018 | Greta Bisello

Il ciclo del credito americano ha raggiunto una fase di piena maturità. La politica fiscale di Trump ha cercato di allungare la vita a questo ciclo del credito e del debito con alcune difficoltà


“La crescita dell’economia americana, dopo un paio di trimestri di sovraperformance, è destinata a rallentare. Se, come è probabile, la frenata si farà più forte a causa dell’insostenibilità del ciclo del debito, i rischi di recessione saranno più evidenti nel corso del 2019”. È l’analisi di Maurizio Novelli (nella foto), gestore del fondo Lemanik Global Strategy.             

 

Il ciclo del credito americano ha raggiunto una fase di piena maturità. La politica fiscale di Trump ha cercato di allungare la vita a questo ciclo del credito e del debito, è però ovvio che senza una significativa ripresa dei redditi reali, oltre che dell’occupazione, la sostenibilità del debito oltre certi livelli diventa difficile se non impossibile. Nessuno però desidera la crescita dei redditi reali, ne le imprese che devono rimanere competitive e contenere i costi per sostenere gli utili e ne i mercati finanziari che vedono nei redditi in salita e con la piena occupazione una fonte di potenziali rischi inflazionistici. Un aumento dei redditi reali avrebbe il duplice effetto negativo di aumentare i costi per le aziende quotate e produrre un aumento dei tassi.

 

Spiega Novelli: “L’appiattimento della curva conferma l’insostenibilità del modello di crescita e dovrebbe indebolire il dollaro, che invece si rafforza per i problemi di Cina e dei mercati emergenti innescati dalle guerre commerciali volute dall’America. Questa situazione ha però già procurato un ribasso dei rendimenti sulla parte lunga della curva dei Treasuries e conferma che il mercato azionario si trova in una evidente sell area di medio e lungo periodo”.

Un altro problema è rappresentato dal commercio. Gli spread sui mercati obbligazionari sono saliti ovunque e hanno procurato una contrazione del credito nei mercati emergenti e in Cina. Anche in Europa i bonds degli emittenti più deboli hanno subito un allargamento degli spread nonostante il costante intervento della Bce.

 

E conclude l'esperto: “La roccaforte finanziaria dei mercati americani è rimasta per ora l’unica area di resistenza a difesa del bull market perché nel frattempo tutti gli altri mercati hanno iniziato a cedere. Anche la finanza americana è sempre più esposta verso l’attuale amministrazione Usa che ha elargito sgravi fiscali, favorito i buy back e promesso deregulation bancaria. Le elezioni di Mid Term sono un’importante scadenza che potrebbe avere ripercussioni sensibili sulla bolla speculativa americana”.

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