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Tentori (Axa IM): "Pil Italia, esiguo margine di errore"

9/5/2018 | Greta Bisello

A preoccupare l'esperto è il livello di crescita media degli ultimi 20 anni del Paese pari allo 0,5%, che evidenzia una carenza strutturale rispetto alla crescita media dell'Eurozona 1,5%


"L'Italia non è più correlata di altri paesi membri alla alle variazioni del ciclo economico globale" afferma Alessandro Tentori (nella foto), cio AXA Investment Managers Italia e prosegue "Il rischio di una correzione della congiuntura globale espone tutti i paesi della zona Euro alla volatilità degli asset finanziari, ma l’Italia potrebbe soffrire di più a causa della crescita potenziale relativamente bassa".

 

Ciò significa dunque che non è tanto la sensibilità del PIL italiano al ciclo economico globale a preoccupare ma piuttosto il livello di crescita media degli ultimi 20 anni (0.5%), che "evidenzia una carenza strutturale rispetto alla crescita media di Eurozona (1.5%) e Stati Uniti (2.2%). La crescita potenziale è dunque uno dei nodi chiave per l’equilibrio tra crescita reale, finanza pubblica e mercati finanziari" afferma Tentori.  

 

Se si guarda alle stime ufficiali della Commissione Europea, ancora l'esperto di AXA IM "il differenziale tra costo del debito e potenziale fiscale (in gergo, lo “snowball”) dovrebbe attestarsi all’1% in Italia, a pieno regime di crescita e inflazione. Questa misura è importante nel contesto della riduzione dello stock di debito pubblico, perché ci suggerisce il breakeven in termini di bilancio primario. A livello di equilibrio, il rapporto debito/PIL si contrarrebbe solo nel caso di entrate fiscali in eccesso dell’1 percento". Questa è una anlisi di equilibrio di lunghissimo termine che non tiene conto ne del ciclo economico ne di misure di austerità, che ridurrebbero ulteriormente il debito pubblico.

 

In conclusione, nonostante non sia in discussione la sostenibilità del debito pubblico italiano, questa analisi evidenzia il basso margine di errore anche se le fonti potrebbero essere molteplici: "Stime troppo ottimistiche sulla crescita e sul bilancio primario, piuttosto che sull’inflazione e quindi sull’effetto di deflazione dello stock di debito pubblico. Anche il costo del rifinanziamento può incidere negativamente sul margine di operatività del governo, ma va ricordato che la politica molto oculata del MEF (allungamento della vita residua del debito) durante il periodo di Quantitative Easing fa si che un allargamento dello spread BTP/Bund sia molto meno oneroso che in passato".

E' impossibile non tener conto secondo Tentori del ritardo strutturale dell’Italia in un contesto socio-economico che ha visto l’epocale transizione della Cina e delle economie del Sudest Asiatico, da economie “in via di sviluppo” a economie “sviluppate”.

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