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Guerra commerciale, due possibili scenari

9/20/2018

Si avvicinano le elezioni di midterm per il Presidente Trump e lo strumento dei dazi commerciali si trasforma da aggressivo a strategico; ecco cosa potrebbe succedere da qui alla fine dell'anno


Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina cambiano tono e da aggressive diventano strategiche. Il Presidente Trump impone tariffe del 10% su ulteriori 200 miliardi di dollari in esportazioni cinesi negli USA, laddove prima erano pari al 25% e contiene le conseguenze economiche prima delle elezioni di novembre. 

 

Norman Villamin, cio Private Banking and head of asset allocation, di Union Bancaire Privée analizza questo contesto dando una lettura in due soluzioni possibili: da una parte un compromesso dall'altra un'intensificazione. 

Nel primo caso, prosegue l'esperto: "Gli Stati Uniti impongono una tariffa del 25% su un totale di 250 miliardi di dollari di esportazioni cinesi verso gli USA a partire dal 2019. L'impatto diretto (a parità di altre condizioni) riduce la crescita del PIL cinese di circa lo 0,8% (incluso l'effetto moltiplicatore) a circa il 6% a/a in un anno (dall'attuale 6,8%). La politica anticiclica della Cina può essere ancora abbastanza calibrata così da contrastare un calo dell’economia relativamente modesto senza rischiare seri problemi di releveraging".

Dal lato politica economica avverrebbero delle iniezioni di liquidità misurare attraverso tagli ai requisiti di riserva obbligatoria (RRR), prestiti mirati, allentamento della regolamentazione finanziaria su alcuni crediti ombra abbinato a misure fiscali, inclusi sgravi fiscali e incentivi ai consumatori e alle imprese, in particolare in materia di R&S e sviluppo tecnologico; mentre sul lato della politica valutaria la PBOC dovrebbe deprezzare lo yuan di 7,30 dollari per compensare la percentuale della tariffa. 

 

Villamin disegna anche la seconda opzione: "L'escalation della tensione commerciale fa sì che tutte le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti, pari a 450 miliardi di dollari, siano soggette a un dazio all'importazione del 25%. La crescita del PIL cinese potrebbe essere ridotta di circa l'1,4% a circa il 5,5%. La portata della reflazione cinese dovrà quindi aumentare significativamente per combattere i potenziali venti contrari". 

In questo caso l'allentamento monetario sarà accompagnato da misure fiscali più aggressive, potenzialmente sotto forma di un mini programma di stimolo, nonché da incentivi fiscali consistenti forniti per stimolare il settore tecnologico nel contesto dell'importante piano governativo "Cina 2025".

Sul fronte valutario invece la compensazione "completa" della tariffa del 25% sulle esportazioni di 450 miliardi di dollari verso gli USA richiede un deprezzamento del yuan cinese a circa 8,00 contro il dollaro (dall'attuale 6,85).

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