Jupiter AM: volatilità sull'obbligazionario impone prudenza

Le politiche monetarie restrittive, graduali ma inesorabili, cominciano a mostrare i loro primi effetti, ecco le conseguenze del rialzo dei tassi e della conclusione del QE
21/09/2018 | Greta Bisello

Debolezza degli emergenti, economia USA in uno stato avanzato ma continuano le stime al rialzo per il prossimo anno (4,2%, il tasso più alto dal 2014). 

La volatilità quindi sembra non essere in procinto di diminuzione; secondo l'analisi di Ariel Bezalel, head of strategy, fxed income e gestore del fondo Jupiter Dynamic Bond, Jupiter Asset Management: "I valori dell'indice PMI hanno iniziato a contrarsi in diverse nazioni, e stiamo assistendo ai primi segnali di un rallentamento del commercio mondiale. In particolare, il fatto che oltre il 45% dei guadagni delle società parte dell'indice S&P500 provenga da fonti internazionali ha acceso i riflettori sui rischi per gli Stati Uniti. Un dollaro forte finirà per intaccare la redditività e frenare la capacità di alcune aziende di competere a livello globale".

 

La causa principale di questi livelli di volatilità è la politica monetaria. L'esperto prosegue: "Malgrado le turbolenze sui mercati e le pressioni non convenzionali da parte del presidente Trump, la Federal Reserve rimane fermamente decisa a seguire le sue attuali strategie di aumento dei tassi di interesse e di riduzione del bilancio. Il piano della Banca centrale europea di porre fine al suo programma di Quantitative Easing da 2.400 miliardi di euro entro la fine dell'anno aumenterà ulteriormente la pressione sulla liquidità globale, già in riduzione".

 

In conclusione quindi il consiglio del gestore è quello di rimanere estremamente prudenti dacché la volatilità sui mercati non è destinata a diminuire, per ora. 

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