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Schroders: Eurozona anello debole della catena

9/25/2018

A dieci anni da Lehamn Brothers vale la pena soffermarsi su quegli elementi che potrebbero rappresentare, nel prossimo futuro, motivo di preoccupazione. L'analisi ne prende in considerazione tre, ecco quali sono


Dieci anni dal collasso Lehman Brothers la sensazione è quella di una generale sicurezza nonostante ci siano degli elementi di disruption che vale la pena analizzare per prevenire che accada qualcosa di simile alla portata di quella crisi. 

Secondo Keith Wade, chief economist & strategist, Schroders sono tre gli ambiti che potrebbero portare in futuro delle tensioni. 

 

Il primo è rappresentato dalla debolezza dei mercati emergenti, rispetto al passato questi Paesi sono più dipendenti dal capitale esterno, come dimostrato recentemente dalla pressione scatenata dall’aumento dei tassi da parte della Fed e dalla riduzione della liquidità sulle valute emergenti e sulle riserve valutarie. Guidati dalla Cina, altri mercati emergenti potrebbero entrare in deficit. Inoltre, il surplus visibile è sotto pressione a causa della guerra commerciale, dato che gli Stati Uniti stanno chiedendo una riduzione di 200 miliardi di dollari del deficit bilaterale. In secondo luogo, il deficit invisibile dovrebbe continuare a crescere via via che sempre più cinesi viaggiano all’estero. Anche questo tuttavia dipenderà dagli sviluppi negli Stati Uniti.

 

In secondo luogo, negli Stati Uniti persiste il deficit delle partite correnti (nonostante sia diminuito nel corso degli ultimi 10 anni) e potrebbe essere destinato a salire a causa dell'espansione della politica fiscale di Trump. Un contesto con la politica monetaria sulla via della normalizzazione fa apparire gli asset statunitensi meno attraenti che potrebbe portare il Paese a crescere di meno. 

 

In ultima istanza, la debolezza dell'euro preoccupa. Oggi, lo squilibrio è sostenuto dalla Banca Centrale Europea (BCE) e dalle sue politiche ultra-accomodanti che stanno portando gli investitori fuori dall’euro verso altre valute alla ricerca di rendimenti. 

La debolezza dell’euro è stato uno strumento importante per combattere la deflazione nella regione. Tuttavia, c’è chi ha detto che tentare di sostenere la valuta con un surplus delle partite correnti in calo sia una fatica di Sisifo. Le pressioni per l’apprezzamento dell’euro continuano a persistere (visto l’eccesso di domanda di euro sui mercati dei beni e dei servizi) e anche se la BCE ha avuto successo nel riuscire ad evitare un brusco apprezzamento, alla fine lascerà cadere il fardello. Uno sviluppo del genere porrebbe una sfida significativa per l’Eurozona che sta faticando a generare un’inflazione sostenibile al 2% e che deve affrontare problematiche considerevoli legate alla crescita e al debito nei Paesi periferici.

 

Sulla base di questa analisi condotta da Wade l'Eurozona parrebbe rappresentare l'anello debole della catena, al momento infatti presenta una combinazione tra un surplus delle partite correnti e una valuta debole solo grazie a una politica monetaria straordinariamente accomodante. La BCE sta infatti cercando di lasciare la presa senza un apprezzamento significativo dell’euro e il rischio è di far deragliare l’attività nella regione. Come avvenuto in Giappone (un’altra economia con un surplus delle partite correnti che fatica a creare inflazione), l’Eurozona corre poi il rischio di trovarsi bloccata con una politica monetaria molto accomodante per un periodo indefinito.

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