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T. Rowe Price: nessuna crisi sistemica per i bond

10/8/2018 | Redazione Advisor

Anzi per Quentin Fitzsimmons, gestore obbligazionario globale della società i movimenti hanno interessato aree o ambiti molto specifici e in questo senso fanno pensare più ad un ‘effetto domino’.


"Tra la crisi della valuta turca e argentina e l’estrema volatilità dei Titoli di Stato italiani, l’ultimo periodo è stato piuttosto movimentato per i mercati"  scrive Quentin Fitzsimmons, gestore obbligazionario globale, T. Rowe Price. "Tuttavia, finora non si sono visti segnali di un contagio che possa portare a un ciclo di avversione al rischio più diffusa. È stata un’estate da dimenticare per qualcuno – ma non per tutti"

 

Per il gestore  sebbene alcuni Paesi e mercati abbiano subito pressioni aggressive sul lato delle vendite, altri ne sono usciti relativamente incolumi. I movimenti hanno interessato aree o ambiti molto specifici e in questo senso fanno pensare più ad un ‘effetto domino’ che a una crisi sistemica, in cui tutti gli asset finiscono sotto stress. Ad esempio paesi, come la Romania, sono rimasti piuttosto stabili, mentre altri hanno subito un rapido deterioramento, a partire dall’Argentina, per proseguire con la Turchia, il Brasile, l’Indonesia e, più di recente, la Russia e il Sudafrica. Spesso a finire nel mirino sono stati i Paesi politicamente instabili o con un tale disavanzo delle partite correnti da preoccupare gli investitori per le difficoltà di finanziamento, specialmente in un contesto in cui i tassi USA stanno aumentando.

 

Che fare dunque? "Sebbene sia troppo presto per parlare della fine della volatilità – considerando i rischi associati ai dazi e ai prossimi avvenimenti politici, come le elezioni in Brasile e le mid-term statunitensi – ci potrebbero già essere alcune opportunità interessanti per gli emergenti" continua l'esperto che cita ad esempio il Messico, penalizzato, dove l’inflazione dovrebbe rallentare, ed è possibile che la banca centrale si muova verso un ciclo di taglio dei tassi il prossimo anno. Il fatto che le valutazioni siano allettanti è reso ancora più evidente dallo spread ai massimi storici tra gli Mbonos (Titoli di Stato messicani in valuta locale) e i Treasury. Un altro Paese dai fondamentali interessanti è la Colombia, che presenta un’inflazione stabile in un momento in cui l’economia è in ripresa.

 

Passando ai mercati sviluppati, nella maggior parte dei casi si è riscontrata una volatilità decisamente inferiore rispetto ai mercati emergenti. Tuttavia, non tutti i Paesi sono stati immuni. Ad esempio, la corona svedese quest’anno ha decisamente sottoperformato rispetto alle valute delle altre economie avanzate. Sul fronte obbligazionario, uno degli esempi più estremi di volatilità nei Paesi sviluppati è stato rappresentato quest’anno dall’Italia, dove i timori legati alla politica hanno innescato deflussi significativi da parte degli investitori internazionali. 

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