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Natixis IM: 5 fattori che condizioneranno la crescita

10/22/2018

Da tenere d'occhio elementi fondamentali come politica fiscale, banche centrali e Brexit


La crescita continua a essere sostenuta nonostante non sia più sincronizzata. Secondo l'analisi di Dave Lafferty, chief market strategist di Natixis Investment Managers esistono dei fattori noti che se presi singolarmente non fanno paura ma insieme potrebbero portare a un indebolimento. 

Il primo e più importante fattore da tenere in considerazione è la politica delle Banche Centrali, prima fra tutte quella americana. "La Fed, secondo il presidente Powell, è ancora ben lungi dall'essere "neutrale" e il FOMC non mostra segni di voler rallentare gli aumenti dei tassi con un'inflazione ora pari o superiore all'obiettivo del 2% e una disoccupazione al di sotto del livello di "piena occupazione". Quasi 3 anni di aumenti dei tassi non hanno ancora danneggiato le azioni, ma ovviamente essi costituiscono un precedente che occorre tenere in considerazione se si guarda al mercato azionario oggi. Il tasso reale dei Fed Funds stava passando da molto negativo ad appena meno negativo. Il denaro nel mercato interbancario era ancora gratuito" spiega l'esperto. In sintesi guardando anche a BCE e BoJ, le banche centrali non vogliono togliere il terreno all'economia globale, ma la Fed sta alzando i tassi e questo inizierà a minare l'economia statunitense e globale. Inoltre, le altre banche centrali stanno assorbendo liquidità in vista della fine del QE, anche se non stanno ancora aumentando esplicitamente i tassi.

 

Il secondo fattore da considerare è la guerra commerciale tra US e Cina che è in grado di danneggiare le due grandi economie. A differenza dell’accordo NAFTA 2.0, le tensioni tra USA e Cina non riguardano realmente il commercio. Si tratta di politica industriale. "Con l’aumento del costo del lavoro in Cina, essa non è più il produttore a più basso costo del mondo (perdendo contro alcuni paesi vicini, come Vietnam, Thailandia, Malesia e Indonesia). Il risultato è che la Cina deve migliorare la catena del valore e produrre beni a più alto valore aggiunto. Ciò fa capire quanto la Cina necessiti del piano Made in China 2025 con l’obiettivo di acquisire una posizione dominante a livello globale in 40 settori industriali/tecnologici, tra cui i semiconduttori, le reti 5G, il biotech, il mobile computing, l’intelligenza artificiale e la robotica" prosegue Lafferty.

 

In terzo luogo, lo stimolo fiscale statunitense scompare. Ancora una volta, questa non è una previsione, ma solo il riconoscimento che la maggior parte degli effetti dello stimolo si verificheranno nel 2018 e svaniranno nel 2019. "Cosa potrebbe far sì che lo stimolo abbia degli strascichi di crescita più duraturi? Aumenti di produttività, ma non capita di vederli di frequente, dato che la maggior parte delle aziende statunitensi stanno pagando il debito o riacquistando le loro azioni, non reinvestendo nelle loro attività". 

"Girano voci che sia i Democratici che i Repubblicani potrebbero essere d'accordo su un disegno di legge sulla spesa per le infrastrutture, ma sembra improbabile. Significherebbe concedere a Trump una "vittoria", cosa che i Democratici sono riluttanti a fare, e con i disavanzi alle stelle, non c'è molto spazio fiscale per realizzarla".

 

Infine Brexit: date le complessità di fondo della politica britannica, non abbiamo previsioni chiare su Brexit. Senza una chiara tabella di marcia, vediamo una serie di possibili shock dell'offerta che vanno da leggermente negativi a potenzialmente catastrofici. Secondo l'esperto di Natixis IM: "Tutti gli scenari sono negativi per il Regno Unito, l'Unione europea e l'economia globale, variano solo per la loro gravità".

 

Per concludere dunque Lafferty afferma che: "Non vediamo una crescita globale in picchiata e sarebbe prematuro ipotizzare una recessione statunitense o globale. Tuttavia, una serie di problematiche si stanno presentando per il 2019 - 2020. Se dovesse emerge un rallentamento, dipenderà in larga misura dai responsabili politici se si trasformerà in recessione o meno". 

 

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