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Gestore della settimana: "Economia cinese più debole di quanto raccontano gli indicatori macro"

10/29/2018 | Redazione Advisor

Di ritorno da un viaggio nel Paese Erik Lueth di Legal&General IM, ha riscontrato che l’economia è molto più debole di quanto gli indicatori macro suggeriscano e che le autorità stiano già correndo ai ripari


Di ritorno da un viaggio in Cina Erik Lueth (nella foto), global emerging market economist di Legal&General IM, ha riscontrato due evidenze nel Paese: la prima è che l’economia è molto più debole di quanto gli indicatori macro suggeriscano. Il secondo invece è che le autorità stiano preparando un considerevole pacchetto di stimoli per rivitalizzare le attività.


Qual è l'attuale situazione in Cina?

Pochi guardano al PIL come a un indicatore per determinare a che punto del ciclo si trovi la Cina. La maggior parte degli analisti prende in considerazione un insieme di elementi di solito raggruppati negli indicatori di crescita. Questi ultimi suggeriscono che l’attività del Paese sta dimostrando una buona tenuta, nonostante una travagliata campagna di riduzione della leva. Tuttavia, durante il nostro recente viaggio, abbiamo potuto constatare come la realtà sia un po’ diversa. Tutti, o quasi, hanno in famiglia qualcuno che ha dovuto chiudere la propria attività per mancanza di finanziamenti. I business manager, inoltre, hanno un disperato bisogno di un alleggerimento delle condizioni finanziarie. Insomma, lo stato d’animo generale è amareggiato, fra contrazione delle disponibilità finanziarie, aumento dei prezzi nel settore immobiliare e incremento del livello di indebitamento delle famiglie. Sulla base di questi fattori, abbiamo costruito un indicatore di crescita che considera solo dati esterni, evitando dati cinesi di bassa qualità e che potrebbero anche essere stati manipolati. L’indicatore comprende le esportazioni verso la Cina, i flussi turistici in entrata, gli indici PMI dei partner commerciali, i prezzi dei metalli e le valute legate alle materie prime. Ebbene, questo indicatore di crescita evidenzia un notevole rallentamento nel 2018.

 

Cosa sta facendo il governo in questo senso?

L’amministrazione ha ammesso che è stato fatto un errore nell’abbinare il deleveraging con politiche fiscali rigide. Inoltre, i policymakers che abbiamo incontrato durante il nostro viaggio ci hanno riferito che il governo avrebbe rafforzato gli stimoli economici, perlopiù in forma di investimenti infrastrutturali, con il governo locale e le aziende pubbliche come canale principale. Da allora, l’avvio degli stimoli ha iniziato a diventare evidente nei dati. L’emissione di obbligazioni del governo locale è aumentata in maniera marcata dopo un timido inizio di 2018 e la crescita del credito sembra aver toccato un minimo a luglio dopo oltre due anni di rallentamento. Le autorità hanno anche tagliato gli obblighi di riserva richiesti di 100 punti base e lasciato intendere che sono probabili ulteriori tagli alle tasse. Occorrono due o tre mesi perché uno stimolo faccia sentire i suoi effetti sull’economia. Pertanto, potremmo aspettarci un possibile rimbalzo delle attività nelle prossime settimane. Ad eccezione del rimbalzo del 2015, i mercati tendono a reagire immediatamente alle variazioni nel momentum della crescita. 

 

Chi trattrà vantaggio da queste misure? 

Riteniamo che un pacchetto di stimoli in Cina diretto agli investimenti infrastrutturali potrà andare a vantaggio delle materie prime, delle valute legate alle commodities e in generale dei mercati emergenti. Tutto ciò, anche qualora il conflitto commerciale colpisse le esportazioni e lasciasse la headline growth ampiamente invariata. Coerentemente con la nostra view, nei portafogli più dinamici del team di Asset Allocation stiamo modificando il posizionamento sull’azionario dei mercati emergenti da sottopesato a neutrale e ci stiamo muovendo tatticamente verso posizioni long sul dollaro australiano

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