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Zangana (Schroders): “UE troppo severa con l’Italia, Btp attraenti a questi livelli”

11/15/2018 | Eugenio Montesano

Le dinamiche di breve termine sono stabili, ma il problema è la sostenibilità del debito. L’intervento dello strategist europeo di Schroders all’International Media Conference 2018 in corso a Londra.


In Italia le pressioni del mercato non hanno ancora causato una vera e propria crisi del debito. “C’è spazio di manovra e siamo ancora lontani dalla soglia del 5-6% di spread, che sarebbe preoccupante in termini di copertura degli interessi sul debito, una dinamica che solo ora comincia a manifestare il suo impatto”, ha sottolineato Azad Zangana (nella foto), Senior European Economist & Strategist di Schroders, nel corso della International Media Conference 2018 in corso a Londra.

 

“Aspettiamo la resa dei conti tra il Consiglio Ecofin dell’Ue e il governo italiano” prevista per  mercoledì 21 novembre, quando i commissari dovranno esprimere i giudizi sui diversi bilanci nazionali. “Lo stimolo di crescita dato dalla manovra italiana è dello 0,6%, più basso dei primi annunci del governo che lo davano al 5-6%, ma all’Europa comunque non va bene a causa dell’aumento del deficit”, ha detto Zangana.

 

“Eppure, a differenza di USA e UK, il disavanzo primario dell’Italia è sempre stato positivo negli anni della crisi, fatta eccezione per il 2008”, ha proseguito l’esperto. “Il vero problema del paese è lo stock di debito. Un deficit al 2,4% non fa una grande differenza, nè dal lato di aggravare le prospettive del debito nè, purtroppo, in chiave di stimolo alla crescita”.

 

Nel braccio di ferro con il governo gialloverde, ha ribadito Zangana, “la Commissione è stata forse fin troppo severa, così come eccessiva è stata la risposta dei mercati”. Col risultato che oggi i governativi italiani “hanno un profilo di rischio-rendimento davvero interessante”, migliore anche di quello offerto da molti segmenti del credito europeo “grazie a un carry sui future legati al debito pubblico del 5% annuo”.

 

A questi livelli, ha spiegato Zangana, “i gestori di fondi obbligazionari governativi europei non possono stare troppo tempo lontani dall’Italia, che rappresenta ben il 25% del benchmark. Infatti stanno tornando a investire, come abbiamo visto in questi giorni”, ha osservato l’economista. In generale, per l’esperto "la mancanza di competitività è al cuore dei problemi dell'Italia e il calo" di questa variabile "riflette l'assenza di riforme rispetto ad altri". 

 

Il problema dell’Italia, secondo Zangana, rimane “la mancanza di competitività e l’assenza di riforme” rispetto ad altri paesi. “Gli unici modi per migliorare questo scenario sono la svalutazione dell’euro, ovviamente impraticabile, l’aumento della produttività e degli investimenti attraverso misure di stimolo, anche fiscali – seppur ci voglia del tempo per misurarne effettivamente l’efficacia – e l’abbassamento del costo del lavoro per le imprese che operano nel paese”.

 

Strada, questa, tuttavia difficilmente percorribile. “I salari reali in Italia sono cresciuti solo del 4% dal 2000, e questo è probabilmente il principale motivo dell’avvento al potere dei populisti”, ha precisato Zangana. Difficile allora trovare spazio per tagli del costo del lavoro, situazione esacerbata anche dal dato demografico. “La populazione italiana è diminuita nel 2017”, con effetti deleteri anche su quella in età da lavoro.

 

“Al momento non siamo troppo preoccupati per l’Italia”, ha concluso lo specialista di Schroders, “ma da qui a dieci-vent’anni anni il mix di demografia in calo e crescita stimata attorno allo zero renderà il debito del paese definitivamente insostenibile”.

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