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Sempre più lontana l'ipotesi di un rally di fine anno

11/21/2018

Senza il supporto dei dati macroeconomici le incertezze derivanti da queste questioni continueranno a condizionare il trend dei mercati e ad alimentare l’aumento della volatilità


I mercati azionari si trovano di nuovo sotto pressione e se a inizio mese avevano dato dei segnali positivi, la musica sembrerebbe essere cambiata. 

"Innanzitutto, mentre le autorità italiane avevano fino a martedì scorso per trasmettere una versione modificata della legge di bilancio 2019 alla Commissione Europea, le stesse annunciavano che non ne avrebbero apportate. Così facendo, l’Italia si espone a sanzioni finanziarie in caso venga avviata una procedura per debito eccessivo nei suoi confronti. La riunione della Commissione il 21 novembre sarà decisiva. L’annuncio del governo italiano, da tutti atteso, non ha provocato grandi movimenti sui tassi" questo secondo Olivier De Berranger, cio di La Financière de l’Echiquier.

 

Un altro dato da tenere in considerazione ci porta in Germania dove, per la prima volta dal 2015, il PIL tedesco è diminuito di -0,2% nel terzo trimestre. "La causa principale di questa flessione, anticipata, va ricercata nell’entrata in vigore il 1° settembre di nuove normative antinquinamento per i veicoli, che hanno fortemente impattato l’industria automobilistica da sempre centrale nell’economia tedesca. Volkswagen, ad esempio, è stata costretta a immagazzinare migliaia di veicoli in attesa di omologazione e a chiudere lo stabilimento a Wolfsburg per alcuni giorni per non incrementare le scorte. Se a giustificare la debolezza dell’economia tedesca è un fenomeno puntuale, la stessa desta nonostante tutto preoccupazioni in un contesto di incertezze. A dimostrarlo è il livello deludente raggiunto ultimamente dall’indicatore ZEW relativo al sentiment economico degli investitori" commenta l'esperto. 

 

Senza dimenticare un altro evento che ha condizionato l'andamento di questa settimana, l'accordo Brexit. "L'ala più radicale del Partito Conservatore ha formalizzato, sotto l’egida del deputato Jacob Rees-Mogg, la domanda di una mozione di sfiducia contro il governo di Theresa May che sarà depositata a condizione che 48 deputati conservatori lo richiedano. Seguirebbero una votazione alla Camera dei comuni e la destituzione della May qualora la maggioranza dei parlamentari conservatori si esprimesse in questo senso. Questo scenario sembra improbabile anche se Rees-Mogg dichiarava venerdì di aver riunito 48 deputati. Tuttavia, la convalida dell’accordo è altrettanto lungi dall’essere acquisita e questa totale mancanza di chiarezza genera un’ondata di sfiducia sui mercati".  

 

 

 

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