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Fed alza i tassi nonostante la volatilità

12/20/2018

Powell non cede a Trump e prosegue nel percorso di normalizzazione monetaria avviato; previsti altri 2 rialzi nel 2019


La Fed opera l'ultimo rialzo previsto per il 2018 e non cede alle pressioni del mercato e della presidenza Trump. Nonostante la crescente volatilità, il percorso di normalizzazione monetaria prosegue. 

Tim Schwarz, manager del team Multi-Asset Credit di Investec AM commenta così: "Mentre i mercati creditizi stanno chiaramente prezzando un rallentamento dell'economia, non ci è chiaro se ci troviamo sulla traiettoria di una vera e propria recessione per il prossimo anno. Un rallentamento da una situazione di crescita nel 2018 ad un contesto economico più debole ma ancora positivo può essere un buon ambiente per chi investe nel credito, soprattutto se c'è il sostegno di una banca centrale sempre più dovish".    

 

Il rialzo comunque era ampiamente atteso e gli short rate sono ormai vicini al tasso neutro. Ad ogni modo da oggi in poi, con lo scenario vigente, il percorso della Banca centrale americana sarà tutt'altro che semplice: "Il mercato ha recentemente iniziato a incorporare un solo incremento nel 2019. È probabile che la Banca Centrale continui ad adottare un atteggiamento prudente e la guidance diventi ancora più dipendente dai dati. Dato il contesto attuale, i rendimenti potrebbero rimanere intorno ai livelli registrati recentemente e il dollaro potrebbe ridurre la sua forza" così Antoine Lesné, responsabile strategia e ricerca EMEA di SPDR ETFs. 

 

Secondo Lee Ferridge, responsabile Multi-Asset Strategy per le Americhe di State Street Global Markets i dati più contrastanti (in particolare quelli del mercato immobiliare), una riduzione dei timori legati all’inflazione a causa del forte calo dei prezzi del petrolio, le preoccupazioni per l'economia globale e una forte volatilità dei mercati degli asset potrebbero aver influito sulla valutazione della Fed per il 2019. "Tuttavia, non sono stati annunciati cambiamenti al programma di riduzione del bilancio (QT - Quantitative Tightening) e questo dovrebbe tradursi in una maggiore volatilità dei mercati, nonostante il messaggio di incremento dei tassi più favorevole lanciato dalla Banca Centrale" conclude l'esperto.

 

"Le previsioni economiche sono state leggermente corrette al ribasso per i prossimi anni passando al 2,3-2,5% per il 2019, 1,8-2% per il 2020 e 1,5-2% per il 2021. Le previsioni di inflazione, invece, sono rimaste invariate nel periodo 2019-2021, all'1,8-2,1% per il 2019 e al 2-2,1% negli anni successivi. Queste previsioni indicano una crescita moderata, con una pressione inflazionistica contenuta, appena in linea con il target e con l'inizio di un mercato del lavoro meno solido. Si tratta di un rallentamento ordinato, che dovrebbe giustificare ulteriori aumenti dei tassi solo in misura limitata" questa l'analisi di Patrice Gautry, chief economist di Union Bancaire Privée.

 

Sulla base di queste dichiarazioni e delle previsioni, nulla indica che la Fed interromperà rapidamente il suo processo di normalizzazione, anche se il FOMC si concentrerà maggiormente sulla gestione del rischio. I mercati sono delusi, aspettandosi probabilmente segnali più accomodanti da parte della Fed.

 

 

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