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Credito, l'inizio di una nuova era

1/4/2019

Stiamo entrando in una nuova era caratterizzata da maggiore volatilità, da una rivalutazione del value e dalla supremazia dei fondamentali rispetto ai fattori tecnici, ecco cosa cambierà


"Stiamo entrando in una nuova era caratterizzata da maggiore volatilità, da una rivalutazione del value e dalla supremazia dei fondamentali rispetto ai fattori tecnici come principale driver di mercato. Le valutazioni sono attualmente vicine al fair value o quantomeno neutrali, con i finanziari a fare da nota positivi", questo lo scenario profilato da Sander Bus e Victor Verberk co-responsabili del team sul credito di Robeco. Sappiamo inoltre che nel corso dell’anno le banche centrali potrebbero invertirela  rotta in materia di politica monetaria. Con il ridimensionamento del bilancio della Federal Reserve, la fine del QE in Europa e l'allargamento degli spread del credito, le condizioni monetarie si sono inasprite. Le banche centrali saranno costrette a cambiare direzione, assumendo posizioni più neutre. Non dovrà quindi sorprendere l’imminente interruzione del ciclo di aumento dei tassi.

Con questi dati, Bus eVerberk spiegano che "si possono rilevare due importanti differenze tra Europa e USA. La prima è il rischio politico. Anche se l’Italia continua a destare preoccupazioni, il rischio è stato già largamente scontato dai mercati. In secondo luogo, le aziende europee sono molto più conservatrici rispetto a quelle americane e decisamente meno indebitate. La misallocazione del capitale, quindi, suscita meno timori".

 

"Dal punto di vista delle valutazioni, apprezziamo particolarmente una selezione di titoli finanziari europei e il debito dei mercati emergenti asiatici, che hanno già rivalutato di molto i prezzi. A nostro avviso, l'attuale ribasso sarebbe da paragonare all’ondata di vendite del 2016 e non alla crisi finanziaria del 2008. Non ci aspettiamo un calo sistemico, piuttosto una flessione senza picchi, accompagnata da una recessione di breve durata" spiegano i due esperti. 

La scelta è quella di essere sottopesati sul credito USA (in termini di obbligazioni sia investment grade sia high yield), continuando a prediligere il più possibile la qualità sul fronte dell’high yield. Preferenza per le emissioni a più breve termine, visto che la curva USA del credito a lunga scadenza ci appare vulnerabile. La nostra preferenza va all’Europa rispetto agli USA, in particolare all’high yield dove, a parità di rating, i livelli degli spread sono più elevati.

 

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