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East Capital, emergenti: contano i fondamentali

1/11/2019

Questo elemento sarà fondamentale anche per i mercati di frontiera ma attenzione all'ingerenza della geopolitica


"Il 2018 si è rivelato un anno difficile per tutte le asset class, con i mercati emergenti e di frontiera particolarmente sotto pressione. Se anche le prospettive dell’economia globale rimangono incerte, sicuramente larga parte delle notizie negative sono già state prezzate, motivo per cui guardiamo al 2019 rimanendo cautamente ottimistici" analizza Peter Elam Håkansson, cio e partner fondatore di East Capital.

 

La ragione principale è che, per quanto la geopolitica abbia dominato il mercato nell’anno appena concluso, ci aspettiamo che gli investitori tornino a concentrarsi sui fondamentali. Molte società di alta qualità e orientate alla crescita vengono scambiate a valutazioni estremamente interessanti, anche prendendo in considerazione gli ampiamente discussi rischi previsti per il 2019.

 

Secondo l'esperto infatti "dall’agosto 2008, le tre principali banche centrali hanno immesso 12.000 miliardi di dollari negli strumenti finanziari, di cui 1.300 miliardi nel solo 2017. Questo è stato uno dei principali fattori alla base degli alti rendimenti degli asset finanziari. Tuttavia, nel 2018, gli acquist netti sono calati drasticamente fino a raggiungere 250 miliardi di dollari, mentre nel 2019 ci aspettiamo che le ‘grandi 3’ cominceranno a ritirare liquidità su base netta, con la BCE che concluderà il programma di acquisto (QE) e la FED che farà maturare ogni mese fino a 50 miliardi di dollari di obbligazioni". 

Guardando avanti, il calo di liquidità disponibile sui mercati avrà un impatto decisivo sui rendimenti e sulle valutazioni, e purtroppo è probabile che frenerà la crescita dei mercati emergenti e di frontiera. Si può discutere se questo sia stato già prezzato o meno dai mercati, considerati i robusti dividen yield a cui scambia il mercato.

Il dollaro forte è stato un fattore chiave per la performance del mercato nel 2018. Alla base vi è una combinazione di fattori, tra cui prevalgono i tassi USA significativamente più alti tassi.

Guardando ai prossimi mesi, prosegue l'esperto "il quadro rimane eterogeneo, anche se nel complesso riteniamo che le significative fluttuazioni valutarie siano in gran parte alle nostre spalle. Con il concludersi dello stimolo fiscale, la crescita statunitense diminuirà significativamente, fino a scendere al di sotto del 2% entro il quarto trimestre del 2019, tanto che molti ormai parlano di una possibile recessione". 

 

Håkansson prosegue affermando che: "La Cina rimane l’elefante nella stanza e, di conseguenza, la chiave per la performance degli emergenti nel 2019. La grande incertezza è legata all’andamento delle attuali tensioni commerciali con gli Stati Uniti, che continueranno ad occupare le prime pagine e i mercati per il nuovo anno. La Cina è fortemente incentivata a risolvere la guerra commerciale. Abbiamo di recente notato diversi annunci che supportano quest’ultima visione, ad esempio la riduzione dei dazi per le importazioni di auto statunitensi dal 40 al 15% per tre mesi".

 

Una storia un po' diversa per i mercati di frontiera che hanno registrato un anno tranquillo (se si esclude il calo dell'indice di riferimento dovuto soprattutto dalla crisi aregentina). "Tuttavia, l'accresciuta avversione al rischio, che è coincisa con il declino guidato dall'Argentina, ha iniziato a offrire eccellenti opportunità di ingresso in specifiche società di alta qualità. Nella maggior parte dei mercati di frontiera, ci aspettiamo che la crescita economica strutturale continui ininterrotta al 4-6%, nonostante le sfide attese in alcuni mercati come Argentina e Pakistan" spiega l'esperto di East Capital.

In ogni caso, per far sì che i mercati si concentrino sui fondamentali c'è bisogno che il "rumore" geopolitico venga in qualche modo ridotto e la speranza dell'esperto di East Capital è che ciò avvenga già dalla prima metà del 2019.

 

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