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Azionario emergente, ingiustamente sottovalutato

2/1/2019

Dopo il quinto anno al ribasso negli ultimi dieci anni il 2019 promette di cambiare marcia e riservare opportunità agli investitori che guarderanno ai mercati emergenti


Dopo il quinto anno al ribasso negli ultimi dieci anni il 2019 promette di cambiare marcia e riservare opportunità interessanti agli investitori che guarderanno ai mercati emergenti mettendoli in portafoglio.

Secondo l'analisi di Tim Love, responsabile strategie azionarie Paesi Emergenti di GAM Investments il clima tra Stati Uniti e Cina si sta distendendo, certamente i negoziati richiederanno tempo ma la situazione potrebbe via via migliorare. 

Il comparto azionario potrebbe beneficiare di un rallentamento nel ritmo dei rialzi dei tassi di interesse da parte della Fed. L’aumento dei tassi di interesse ha offuscato l’asset class a causa del rafforzamento del dollaro e dell’incremento del rendimento dei Treasury. Love spiega che "nel 2019, qualora ci fosse una tregua nei rialzi dei tassi da parte della Fed nel breve termine, gli investitori potrebbero voler tornare a investire in tali mercati, soprattutto perché le valutazioni di questa asset class sono scese su livelli relativamente convenienti".

 

Quali sono i fattori per i quali ci si aspetta un miglioramento? L'esperto di GAM sottolinea che "gli investitori che puntano sul valore, sulla crescita e sulla caccia al rendimento trovano molto interessante questa asset class investment grade che continua a riportare performance inferiori al potenziale, e che crediamo abbia ancora le potenzialità di far incrementare i multipli e gli utili. Inoltre, la fase ribassista sembra avvicinarsi alla sua conclusione e la flessione in corso potrebbe rappresentare un buon momento per investire. Sul fronte delle valutazioni, il rapporto PE per l’indice MSCI EM è sceso su livelli bassissimi, inferiore a 10 rispetto all’11,85 dello stesso periodo lo scorso anno. Ci aspettiamo che il PE degli Emergenti salga intorno a 14 nel corso del 2019".

 

Guardando invece ai sinoli Paesi, il principale sovrappeso riguarda oggi Brasile e Russia. Le prospettive restano positive, inoltre, sui mercati di frontiera, ovvero Vietnam, Argentina, Romania e Pakistan. Soprattutto il Vietnam, a nostro giudizio, beneficia delle controversie commerciali tra Cina e Stati Uniti ed è una meta privilegiata per l’outsourcing grazie alla sua manodopera qualificata ma a buon mercato.

 

"In questo momento privilegiamo i titoli ciclici e value rispetto a quelli growth per via del valore relativo. Dal punto di vista settoriale nutriamo maggior fiducia nei finanziari, materiali, energia e servizi di pubblica utilità. Minore il nostro apprezzamento nei confronti di servizi di telecomunicazioni e beni di prima necessità costosi. Nel complesso le azioni dei mercati emergenti appaiono molto interessanti: sono sottopesate dagli investitori e sottovalutate anche dalle agenzie di rating. Il profilo di rischio e rendimento degli Emergenti rispetto a quello dei mercati sviluppati è favorevole se consideriamo l’impatto del cambio. Le valutazioni dei listini Emergenti sono assai inferiori a quelle dell’indice S&P 500, sia in termini correnti che rispetto ai dati storici. Crediamo che gli Emergenti continuino a offrire opportunità di investimento interessanti sulla scorta di uno scenario politico, strutturale e di credito in evoluzione" conclude Love. 

 

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