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Tre "T" saranno capaci di destabilizzare il mercato

2/19/2019

Queste le prospettive di lungo termine secondo l'outlook 2019 di Capital Group


Tightening, trade tensions, too much debt. Tre elementi (inasprimento della politica monetaria, tensioni commerciali ed eccessivo debito) che condizioneranno il mercato nel lungo periodo. E' questa, in sintesi, la view di Capital Group per il 2019.

Di fronte la stampa specializzata Martyn Hole, investment director della società, spiega che l'incremento dei tassi di interesse, le controversie commerciali a livello globale e l'aumento dei livelli di debito potrebbero generare nervosismo tra gli investitori. 

Come sappiamo l'economia si trova in una fase avanzata del ciclo economico e questo a livello globale, quello che differenzia le varie economie e la velocità alla quale crescono, non più sincronizzate come durante il 2018. 

Secondo Hole infatti mentre gli USA godono di buoni tassi, in Cina e in Europa la crescita sta subendo un notevole rallentamento. Questa diversità aggiunge un nuovo tassello di incertezza al quadro economico globale. Nonostante ciò le proiezioni del FMI vedono un tasso di crescita globale ragionevolmente solido del 3,7% per il 2019.

 

Secondo l'esperto un dato da tenere in considerazione sono le azioni statunitensi, diventate ormai costose. "Persino dopo ondate di volatilità destabilizzante nel 2018, l’indice Standard & Poor’s 500 Composite ha guadagnato circa il 400% dall’inizio del mercato rialzista, nel marzo 2009. Sebbene negli ultimi anni gli utili societari siano saliti di pari passo con i prezzi azionari, le valutazioni sono aumentate considerevolmente. Al 30 novembre, il rapporto prezzo/utili (P/E) previsto per l’indice S&P era a 15,3 – un valore elevato rispetto agli standard storici" spiega Hole.

 

In Europa il tema che tiene banco è quello politico, che riesce ancora a rendere negativo il sentiment degl investitori. Brexit, Italia, l'avvicinarsi delle elezioni a maggio e la relativa ascesa dei partiti populisti nell'Unione. La BCE ha interrotto il suo programma di QE alla fine del 2018 e i tassi di interesse dovrebbero restare immutati fino all’estate 2019. Se l’andamento della crescita e dell’inflazione si atterrà alle aspettative, la BCE probabilmente effettuerà un modesto aumento dei tassi a fine 2019. Benché la Bank of England propenda per l’inasprimento, l’incertezza riguardante la Brexit dovrebbe ritardare un’eventuale decisione in tal senso fino a quando verrà raggiunta una maggiore chiarezza sui rapporti del Paese con l’UE.

 

Si parlava prima di dazi commerciali, questi come sappiamo colpiscono per la maggior parte la Cina. Il Paese però è sotto i riflettori anche per il rallentamento dell'economia domestica e il relativo impatto sul resto del mondo. Secondo l'analisi dell'esperto, la spesa al consumo, la produzione, la crescita del credito e il mercato immobiliare stanno tutti mostrando segnali di debolezza con l’avvicinarsi del nuovo anno e se queste tendenze proseguiranno, le difficoltà economiche della Cina potrebbero esportare una maggiore volatilità in altre parti del mondo.

 

"La prospettiva di incremento dei rendimenti alla luce del rialzo dei tassi da parte della Fed potrebbe continuare a spaventare alcuni investitori, ma forse non dovrebbe. Nonostante una disoccupazione attestatasi intorno al 4% per buona parte del 2018, la recente inflazione è stata più debole di quanto ampiamente previsto. La cosa essenziale per gli investitori obbligazionari tuttavia - conclude Hole -, è che i rendimenti dei Treasury USA a breve termine siano già aumentati in misura significativa. I mercati del credito sono tutta un’altra storia. Gli spread – i differenziali tra il rendimento sul credito e sui titoli di Stato USA – sono rimasti ridotti rispetto agli standard storici. Per gli investitori obbligazionari ciò significa che la remunerazione per essersi assunti il rischio creditizio è relativamente bassa e il miglioramento rispetto ai livelli attuali potrebbe essere piuttosto limitato".

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