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Volatilità, è il momento della gestione attiva

2/20/2019

Non adattarsi all'andamento dei mercati ma sfruttarli per ricavare da essi opportunità, la ricetta di T.Rowe Price per fronteggiare un 2019 fatto di rallentamento economico e politiche monetarie più restrittive


Volatilità, crescita mondiale più lenta così come lento il rialzo dei tassi di interesse. Si apre il 2019 con un andamento decisamente diverso rispetto l'anno precedente. Quelle che potrebbero rappresentare a colpo d'occhio delle incognite negative possono rivelarsi delle opportunità interessanti per gli investitori.

E' di questo avviso Donato Savatteri, country head Italia di T. Rowe Price che sottolinea come a cavalcare queste possibilità saranno principalmente i gestori attivi; e su questo la società (dal 2015 in Italia) è ai vertici. 

 

Le variabili attuali però rimangono molteplici tra l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, prossima nel tempo ma non nella soluzione, la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. I mercati finanziari difatti si sono rivelati ancora troppo dipendenti dai tweet del Presidente americano che li porta facilmente in altalena. L'idea di fondo che dovrebbe guidare il gestore rimane comunque quella di sfruttare i mercati secondo le proprie esigenze senza adattarsi passivamente ad essi. Dal 2017 la gestione attiva è tornata a piacere e attualmente si trova a "festeggiare" la possibilità di affrontare un mercato volatile (e questo è un dato positivo). 

Un altro tema rilevante, se si sposta lo sguardo verso la regolamentazione, è ancora quello di MiFID II e della rendicontazione. Savatteri mette di nuovo l'accento sull'importanza della qualità, della trasparenza dei costi e della formazione. Su quest'ultimo punto T.Rowe Price si impegna attraverso la promozione di loyalty programs, destinati alle reti di consulenti finanziari per affrontare il tema dei mega-trend in atto, come ad esempio quello dei millennials o della gestione di un'eredità tra generazioni diverse. 

 

Intervenuto a Milano, in occasione dell'outlook annuale, Peter Botoucharov, senior sovereign analyst, fixed income di T. Rowe Price, nel suo intervento mette in luce l'importanza della Cina. Infatti, nonostante le numerose riforme atte a risollevare il Paese da parte del Governo, quest'ultima tenderà a stabilizzare la sua crescita intorno al 5,5%-6%, cercando di non indebolirsi ulteriormente. Ma, dall'andamento dell'economia cinese, dipendono svariati altri Paesi tra cui alcuni europei come Germania e Italia. 

Guardando ai grafici, il rallentamento investe tanto gli Stati Uniti quanto la Cina e l'Europa ecco perchè si può parlare di un "freno a mano" a livello globale ma, prosegue l'esperto, se si parla di recessione questa sembra ancora lontana. 

Più vicino invece in termini temporali è il restringimento della politica monetaria da parte delle Banche centrali. Secondo Botourcharov il 2019 si porterà sulle spalle un fardello importante, quella relativa ai tagli o ai rialzi dei tassi di interesse (un altro fattore che perorerà la causa della gestione attiva), quanti saranno e in che misura avverranno durante l'anno? Di sicuro c'è, continuando a parlare di Banche centrali, che la BCE a dicembre ha chiuso i rubinetti del QE, ma il ritiro della liquidità sarà più lento e graduale del previsto. 

Dopo un 2018 molto difficile, chiosa Botoucharov, tornerà l'appetito per gli emergenti, in questo senso vale la pena tenere d'occhio alcuni Paesi, è il caso del Brasile, del Messico e della Turchia. 

 

 

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