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USA, profitti aziendali col vento in poppa

5/3/2019 | Daniele Riosa

Gli indici S&P500 e Nasdaq hanno segnato in settimana i nuovi massimi storici


“La stagione dei risultati aziendali relativi al primo trimestre è entrata nel vivo e le aziende USA stanno pubblicando utili mediamente superiori alle attese degli analisti. Le ultime in ordine di tempo a mostrare buoni risultati sono state Twitter, Coca Cola, Caterpillar, Ebay, Facebook, Microsoft. Ma non sono solo i risultati aziendali a trascinare il mercato americano; anche l’economia sta dando segnali positivi”.

Ad esempio, rileva, Stefano Castoldi, direzione investimenti di Amundi SGR, “gli ordinativi di beni durevoli, monitorati molto attentamente dagli investitori, sono saliti del 2,7% in marzo, ben oltre le aspettative. La prima rilevazione del PIL americano del primo trimestre ha mostrato una crescita in accelerazione al 3,2%. L’S&P500 chiude la settimana a +1.2%, il Nasdaq a +1.8% ed il dollaro si è apprezzato dello 0.6% rispetto alle principali valute, toccando il massimo degli ultimi due anni”.

“Il rendimento dei titoli di Stato USA – prosegue l’analista - è sceso leggermente, assestandosi per la scadenza 10 anni al 2.50% Il prezzo del petrolio è salito a causa di una possibile diminuzione dell’offerta di greggio. Il presidente Trump vuole intensificare le pressioni sul regime iraniano azzerandone le esportazioni di greggio. Ha quindi esteso le sanzioni previste per le importazioni dall’Iran, eliminando le esenzioni di cui avevano finora goduto alcuni paesi tra cui Italia, Cina, India, Giappone, Turchia. La prospettiva di un’improvvisa contrazione dell’offerta di petrolio, già penalizzata dai problemi in Venezuela ed in Libia, ne ha fatto salire il prezzo. Il Brent ha toccato in settimana i 75 dollari al barile. Dollaro e petrolio in rialzo “non potevano che penalizzare le azioni e le valute dei mercati emergenti, disturbati anche dal timore che gli stimoli da parte delle autorità cinesi stiano producendo benefici solo all’economia domestica e non a quella globale. L’indice MSCI Emergenti è sceso dell’1.3%”.

Diversamente da quanto si registra negli USA, “i dati che arrivano dal Vecchio Continente continuano ad essere deludenti. In Germania l’indice IFO, un importante indicatore dell’attività economica, è calato in aprile per il settimo mese tra gli ultimi otto, deludendo le attese degli economisti. Ma i listini europei, grazie anche al supporto delle Banche centrali, non sembrano preoccupati. Il DAX tedesco chiude la settimana a +0.8%, l’EuroStoxx50 sostanzialmente invariato. Il rendimento del Bund tedesco è sceso leggermente, assestandosi a -0.02%. Venerdì c’è stato l’atteso pronunciamento dell’agenzia Standard & Poors sul debito sovrano dell’Italia. Nel corso della settimana la tensione è stata evidente; lo spread tra i Btp italiani ed i Bund tedeschi è salito fino a 270 punti, il massimo dallo scorso febbraio e l’indice azionario FTSEMIB è sceso dell’1%. Standard & Poor’s ha lasciato invariato il rating al livello BBB ed ha confermato l’ ”outlook” negativo di sei mesi fa. Questa settimana si riunirà la Fed e verranno pubblicati dati molto importanti sull’attività economica e sul mercato del lavoro negli Stati Uniti”.

Guardando un po’ più avanti, “le elezioni europee sono ormai alle porte. Possiamo prevedere che il rischio politico ritornerà in primo piano, ma per ora i mercati, che sempre apprezzano la stabilità, possono sentirsi rassicurati dall’esito delle elezioni politiche spagnole di domenica perché le forze più euroscettiche non sono riuscite ad affermarsi con decisione”. 

“I dati positivi che arrivano dagli Stati Uniti ed il continuo sostegno delle Banche centrali – conclude Castoldi - consentono agli investitori di guardare oltre le difficoltà economiche di alcune aree. Godiamoci i venti che spirano ancora favorevoli per i mercati finanziari ma non procediamo a vele spiegate. I venti contrari non sono sopiti e vanno sempre monitorati con attenzione, per non trovarsi in difficoltà nel caso si alzino le onde”.

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