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Risk asset: tagliare le obbligazioni è la parola d’ordine di Lyxor

5/9/2019 | Daniele Riosa

Lasserre: "Tuttavia, una risposta che consista interamente nel privilegiare le azioni rispetto ai bond sarebbe distorta ma…”


“Il primo trimestre del 2019 si è concluso meglio di quanto previsto. La risoluzione di alcune incertezze e i chiari segnali di sostegno all'economia provenienti dalle banche centrali stanno ridando attrattività al rischio”. Guillaume Lasserre, chief investment officer di Lyxor Asset Management, spiega che “per quest'anno abbiamo individuato cinque questioni fondamentali che possono influenzare i mercati finanziari grazie alla svolta segnata dal primo trimestre del 2019, caratterizzata da nuove iniezioni di liquidità che dovrebbero rafforzare le attività di rischio, in particolare le azioni. Tuttavia, qualsiasi aumento dell'esposizione alle attività di rischio deve essere affrontato dal punto di vista della gestione dei rischi di portafoglio e del mantenimento di un livello di rischio adeguato”.

Riflettori sui titoli azionari. “All'inizio dell'anno – ricorda l’economista - abbiamo optato per un profilo equilibrato all’interno dei nostri portafogli. L'eliminazione di alcune aree di incertezza sullo scenario mondiale ci porta ora a guardare ad un incremento del nostro posizionamento nelle attività a più alto rischio, in particolare nelle azioni. Nonostante il rallentamento di breve termine, siamo abbastanza sicuri del nostro scenario principale e riteniamo di poter identificare attività di rischio con un rendimento aggiustato per il rischio a 6 - 12 mesi favorevole. Riteniamo che il rischio di sopravvalutazione nei mercati azionari non sia più un problema. La valutazione in base ai profitti attesi è attualmente in linea con le medie decennali. Molto più elevata solo un anno fa, è stata forzata al ribasso dal calo dei prezzi azionari, anche se gli utili delle imprese hanno continuato a crescere. Dal punto di vista dei fondamentali in senso stretto, tuttavia, le obbligazioni governative rimangono troppo costose. Il Bund a 10 anni, che dovrebbe pagare circa il 3%, è tornato in territorio negativo. Riteniamo quindi che attualmente le partecipazioni obbligazionarie offrano livelli relativamente bassi di protezione naturale al rischio azionario, almeno all'interno della zona euro”. >

Per aumentare la quota di capitale di rischio, tagliare le obbligazioni. “Queste previsioni di mercato, orientate alla propensione al rischio, dovrebbero tradursi nei portafogli. Tuttavia, una risposta che consista interamente nel privilegiare le azioni rispetto alle obbligazioni sarebbe distorta, in quanto non si terrebbe conto del rischio complessivo del portafoglio d'investimento. Il nostro obiettivo principale in materia di allocazione è infatti proprio quello di determinare il corretto livello di rischio assegnato a un portafoglio, al fine di preservarlo o, al contrario, adeguarlo se necessario. Se si sceglie di mantenere costante il livello di rischio preventivato, la riduzione della quota obbligazionaria e l'integrazione di un’attività priva di rischio - liquidità - permette di cavalcare la curva dell'efficienza del mercato. In questo modo, confermiamo la nostra visione positiva delle azioni, ma siamo in grado di mantenere il rischio complessivo piatto se adottiamo questa strategia”.

“Il risk budgeting – continua l’analista - è la pietra angolare su cui si basa l'allocazione. Ciò solleva naturalmente la questione, che è cruciale, di come determinare il budget di rischio di un portafoglio. Gli elementi principali che consentono di valutare la propensione complessiva al rischio sono: la forza delle convinzioni, in particolare per quanto riguarda le prospettive di mercato a medio termine e le opinioni per particolari classi di attività; il livello di rischio complessivo dei mercati e la loro volatilità; i risultati della gestione. Il budget di rischio assegnato può variare a seconda che il portafoglio emerga da un periodo di perdite o utili. Per questo motivo il nostro interesse per gli asset di rischio non si esprime come semplice riallocazione”.

 “Le considerazioni – conclude Lasserre - devono essere fatte sul rischio totale di portafoglio, il che va oltre le opinioni sulle singole attività presenti in portafoglio. L'allocazione non è un semplice compromesso tra classi d'investimento, ma è il risultato combinato di competenze in molti settori. I nostri gestori uniscono le loro convinzioni sull'andamento del mercato con l'elaborazione di un budget di rischio adeguato, governando il portafoglio in base alla sua storia specifica”.

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