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Guerra commerciale, a pagare di più sarà Pechino

5/17/2019 | Daniele Riosa

Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders, rileva che anche “Giappone ed Europa vedranno un declino del Pil”


“Gli ultimi sviluppi indicano che le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina probabilmente si protrarranno più a lungo del previsto”. Secondo Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders “gli Usa hanno annunciato recentemente un aumento al 25% (dal 10%) dei dazi su $200 miliardi di importazioni dalla Cina e quest’ultima ha risposto aumentando a sua volta i dazi su $60 miliardi di importazioni dagli Stati Uniti. Gli Usa hanno avvertito Pechino di non rispondere all’aumento dei dazi, minacciando di estenderli ai rimanenti $325 miliardi di importazioni dalla Cina. La decisione di quest’ultima di spingere oltre indica che la Cina vede poche possibilità che il dialogo tra le parti porterà ad un esito favorevole nel breve termine".


A livello di Pil, "ci aspettiamo che in entrambi i Paesi l’impatto sarà negativo, con un Pil inferiore sia in Cina che negli Stati Uniti entro il 2020, rispetto a uno scenario base in assenza di dazi. Tuttavia, l’impatto sarà più forte sulla Cina, a causa della sua maggiore dipendenza dagli scambi commerciali. Anche Giappone ed Europa vedranno un declino del Pil”.


Secondo l’esperta “Trump preferirà evitare un’ulteriore escalation delle tensioni. Un’estensione dei dazi significherebbe spingere i prezzi al rialzo su un’ampia gamma di beni di consumo, che alimenterebbero a loro volta l’inflazione. Sebbene Trump abbia dichiarato che sarà la Cina a pagare per i dazi, i dati indicano che al momento a pagare siano i consumatori statunitensi, poiché le aziende trasferiscono su di loro i maggiori costi che devono affrontare. Quando vengono imposti dazi su beni cinesi, gli importatori in Usa devono affrontare costi più elevati, che possono assorbire nei loro margini o trasferire ai consumatori. L’inflazione sull’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti è rimasta relativamente bassa da quando i dazi sono stati introdotti, dando l’impressione che le imprese avessero assorbito i dazi all’interno dei loro margini di profitto”.

"Tuttavia – conclude Wade - è difficile provare che sia così, dato che i dazi colpiscono soprattutto beni intermedi utilizzati nei processi di produzione e nei beni strumentali. Solo il 25% circa riguarda beni di consumo. Anche se le importazioni Usa dalla Cina sono diminuite, è stato difficile per gli importatori statunitensi trovare un’alternativa in molti casi, dato che gran parte delle importazioni sono beni altamente specializzati”.

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