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Potenziale di rialzo per gli asset? L’outlook trimestale di Invesco

5/23/2019 | Luca Guerrasio

L’outlook economico trimestrale rileva un ulteriore potenziale di rialzo per gli asset a fronte della continua espansione del ciclo economico


In America l’inflazione rimane al di sotto del 2% e si registra un miglioramento dei bilanci delle famiglie e delle società del settore finanziario USA.

Malgrado la ripresa che i mercati azionari di Stati Uniti ed altri paesi hanno registrato dall’inizio di quest’anno, i timori di recessione riemersi verso la fine del 2018 continuano a essere posti in essere anche se l’economia statunitense starebbe per superare il suo periodo di crescita storicamente più lungo.

E’ lecito, quindi, chiedersi se le economie che risentono in misura elevata del ciclo economico statunitense possono continuare a espandersi anche nei prossimi anni?

“I previsori hanno ignorato le cause autentiche dell’inflazione: una crescita eccessiva dell’aggregato monetario e del credito.
Con questo scenario - se la crescita monetaria e del credito rimane moderata e l’inflazione resta contenuta - la Fed non dovrebbe avere motivi per operare una stretta della politica monetaria tale da: porre fine all’espansione nel breve termine e minacciare una recessione.

I prezzi degli asset rischiosi - azioni, immobili o materie prime - possono salire ulteriormente prima della fine dell’attuale fase di rialzo.

Se la leva finanziaria non diventa eccessivamente pesante, come è successo nel 2003-2008, non vi è motivo di attendersi una turbativa finanziaria.

Se la crescita monetaria rimane congruente con una bassa inflazione, un’economia può tranquillamente espandersi a ritmi pari o prossimi al suo tasso di crescita potenziale, con una bassa disoccupazione, senza registrare un aumento significativo dell’inflazione.

Quindi inflazione più elevata, tassi d’interesse più alti e crollo dei valori degli asset non sono inevitabili, quanto meno nei prossimi due o tre anni. Non vi è, quindi, alcuna ragione per allarmarsi per la recente inversione della curva dei rendimenti, che appare un sintomo di cambiamenti a livello di domanda e offerta sui mercati del credito. Un’inversione della curva dei rendimenti è, di norma, seguita da una recessione solo quando è un sintomo di una stretta delle condizioni di politica monetaria. Fino a quando continua l’espansione del ciclo economico, un’eventuale deviazione sostanziale dei mercati degli asset dal sottostante profilo del ciclo economico sarebbe storicamente senza precedenti”, sottolinea John Greenwood, Invesco Chief Economist nelle Prospettive economiche trimestrali per il 2° trimestre del 2019.

Cosa ci si potrebbe attendere dalla “zona euro”?La flessione si dimostrerà solo momentanea o sarà sintomo di una più profonda carenza sottostante di domanda aggregata?

“Per quanto riguarda l’eurozona ci si aspetta una crescita del PIL reale notevolmente più contenuta, pari all’1,4% nel 2019, in quanto tale area risente degli effetti della flessione subita dal segmento manifatturiero nel 2018.
La domanda aggregata, o la spesa totale in beni e servizi, è stata compressa dalla bassa crescita monetaria.
Occorre prestare attenzione alle banche della zona euro - che appaiono ancora avverse al rischio - e alle concessione di finanziamenti che rimangono anemiche.
Risulta altamente probabile che l’aggregato monetario ampio rallenti ulteriormente, indebolendo la potenziale ripresa” spiega l’economista americano Greenwood.

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