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Guerra commerciale, la vera vittima è l’Europa. Ecco perché

6/3/2019 | Daniele Riosa

Häusler (Vontobel): “Ora, la guerra dei dazi, è più dannosa per il sentiment di mercato che direttamente per il PIL o l’inflazione, ma in futuro...”


“Donald Trump ama i buoni affari, e anche Xi Jinping apprezza una decisa stretta di mano. Oggi, però, i due presidenti stanno giocando al gatto e al topo. È possibile che i due rivali, come Tom e Jerry nei cartoni animati, continuino a tendersi trappole da cui non uscirà nessun vincitore?”. Questa è la domanda da cui parte l’analisi di Frank Häusler, chief strategist di Vontobel Asset Management, sulla guerra commerciale in corso tra Washington e Pechino. 

“Gli investitori – risponde il gestore - devono prendere in considerazione questa possibilità. Per molto tempo le relazioni tra gli Stati Uniti, che sono il massimo consumatore mondiale, e la Cina, che degli Stati Uniti è l’officina esternalizzata, si sono mantenute pragmatiche, ma non è più così: la guerra che oggi si combatte, a colpi di dazi e scontri verbali, è potenzialmente in grado di sconvolgere i mercati globali. La caccia potrebbe non avere un lieto fine Come assai spesso avviene quando Tom il gatto insegue il topolino Jerry, la caccia in cui si sono impegnati gli Stati Uniti può avere conseguenze poco piacevoli per il predatore”.

In tutto questo l’Europa fa la parte di uno spettatore travolto dagli eventi e “recita il ruolo della signora di mezza età che spesso deve subire le conseguenze del caos provocato da Tom e Jerry. La ritorsione dell’Unione europea contro i dazi sull’alluminio e l’acciaio imposti dall’amministrazione Trump ha fatto lievitare il tasso di dazio ponderato sulle importazioni dell’UE di appena 0,03 punti percentuali. Un’ulteriore escalation potrebbe aumentare il tasso medio dell’UE di 0,5 punti percentuali, fino a toccare il 2,3%: un livello ancora in linea con quello di un tipico Paese industriale. In questo momento, in Europa, il conflitto commerciale è più dannoso per il sentiment di mercato che, direttamente, per il PIL o l’inflazione. A un certo punto, tuttavia, l’indebolimento del sentiment finirà per incidere sugli investimenti e sulla spesa al consumo, riducendo la crescita”.

“Quando due superpotenze economiche si scambiano dazi doganali come se fossero insulti - continua l’esperto - faremmo bene a preoccuparci. Fortunatamente, assistiamo anche allo stabilizzarsi della crescita globale, a segnali di ripresa in alcune economie importanti, nonché al recente passaggio delle maggiori banche centrali a politiche monetarie più generose. Ci troviamo quindi in una situazione differente da quella della fine dell'anno scorso”.

“È possibile che il conflitto commerciale si inasprisca ulteriormente, ma confidiamo che Stati Uniti e Cina adottino un atteggiamento più razionale. Dopo tutto, come dice un proverbio cinese, “non importa se il gatto è bianco o nero, basta che acchiappi i topi”, conclude Häusler.

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