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Le azioni europee possono ancora crescere. Ecco perché

7/4/2019 | Daniele Riosa

Leggi l’analisi di Doyle, responsabile azionario per l’Europa di Columbia Threadneedle Investments


“Mentre la crescita delle controversie commerciali tra Cina e Stati Uniti ha alimentato le incertezze, le quotazioni azionarie potrebbero beneficiare più del previsto dell'aumento delle aspettative sugli utili societari”. E’ la premessa di Paul Doyle, responsabile azionario per l’Europa di Columbia Threadneedle Investments, che sottolinea come “la corsa dei mercati nei primi tre mesi del 2019 ha rappresentato un’inversione di tendenza rispetto agli sviluppi osservati alla fine dello scorso anno”.

“La riunione di marzo del FOMC statunitense – continua l’esperto - ha confermato il mutato orientamento della Fed, non più impegnata a impedire lo sforamento del target d’inflazione bensì a contrastarne l’eccessivo calo a seguito della crisi finanziaria globale. La minaccia discussa lo scorso ottobre (il potenziale inasprimento della politica monetaria da parte della Fed malgrado l’incombere di una recessione) non rientra più nei possibili scenari per il resto dell’anno, uno sviluppo incoraggiante per tutti i mercati azionari, compreso quello europeo”.

Proprio in “Europa si sono riscontrati miglioramenti: i dati sulle componenti degli indici PMI relative ai servizi e sulle vendite al dettaglio hanno evidenziato progressi. È vero che alcuni indicatori economici suggeriscono cautela. In particolare, il commercio globale va contraendosi, un trend che sembra destinato a protrarsi a causa delle relazioni tese tra Stati Uniti e Cina e dell’imposizione di tariffe da parte di entrambi i paesi. L’aggravarsi delle tensioni ha causato una correzione dei mercati azionari globali il 14 maggio, data in cui Pechino ha annunciato l’introduzione di dazi in reazione alle misure varate dal presidente Trump. Dati gli effetti ritardati di un inasprimento monetario, gli indicatori anticipatori dell’OCSE restano negativi, così come anche i PMI manifatturieri di tre delle quattro maggiori economie mondiali (Stati Uniti, Cina, Giappone e Germania). In ogni caso, i principali indicatori relativi a rendimenti obbligazionari a lungo termine, differenziali di rendimento delle emissioni societarie, prezzi del greggio e forza del dollaro USA non sono tali da destare eccessivo allarme. I rendimenti obbligazionari sono troppo bassi per frenare l’economia, e le quotazioni del greggio a 70 dollari al barile si aggirano intorno alle medie decennali”.

L’esperto sottolinea come “la performance dei listini europei rispetto agli omologhi statunitensi dipende spesso dall’evoluzione del cambio EUR/USD. In Europa la crescita relativa degli utili rispetto agli Stati Uniti riflette il vigore sottostante delle sue economie, come mostrano gli indici PMI. L’espansione degli utili e i PMI hanno smesso di scendere su base relativa, ragione per la quale l’Europa sembra per ora versare in condizioni migliori. Malgrado il recente aumento, negli USA la sensibilità delle azioni alle fluttuazioni congiunturali resta molto più bassa che in Europa, la quale dovrebbe pertanto beneficiare dell’accelerazione della crescita globale. Il problema dell’Europa sono le ampie dimensioni del settore bancario e le enormi sfide che quest’ultimo si trova ad affrontare. La crescita dei prestiti è anemica, le banche soffrono di carenza di capitali e il settore è frammentato, soprattutto nel confronto con gli Stati Uniti. Perché l’Europa possa sovraperformare è necessario che le banche europee sovraperformino il settore tecnologico statunitense. Gli investitori devono scegliere tra tre grandi banche europee (Santander, BNP e ING) e tre grandi società tecnologiche statunitensi (Apple, Microsoft e Alphabet/Google)”.

I mercati continueranno a salire? “L’Europa beneficia dell’accelerazione della crescita globale, ma soffre nella stessa misura quando la crescita rallenta o subisce una contrazione. Se le tensioni commerciali non comprometteranno la crescita globale, le revisioni degli utili societari invertiranno rotta mostrando un miglioramento. Gli utili superiori alle aspettative potrebbero spingere al rialzo le azioni anche dopo il recupero del 20% rispetto ai minimi di dicembre”.

"Nel 2016, i mercati azionari cominciarono a salire a febbraio sebbene le revisioni degli utili sarebbero rimaste negative durante l’intero anno. I mercati possono continuare a segnare progressi anche quando l’espansione degli utili si interrompe. Se gli utili riprendono a salire, il rally può continuare”, conclude Doyle.

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