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Mercati: bond o azioni? Investitori davanti al dilemma

7/17/2019 | Daniele Riosa

Ritu Vohora di M&G Investments analizza le prospettive per i mercati nella seconda parte dell’anno


“Nel secondo semestre dell’anno gli investitori si trovano a dover fronteggiare un vero e proprio dilemma, con messaggi contrastanti che giungono dai mercati obbligazionari e azionari”. Come sottolinea Ritu Vohora, investment director rquities, M&G Investments, “non è frequente assistere a rialzi significativi per entrambe le asset class. I mercati obbligazionari sembrano indicare un rallentamento economico e sono più cauti, mentre quelli azionari sono più ottimisti, suggerendo una crescita duratura”. 

Chi avrà ragione? “Probabilmente il fatto più importante sui mercati finanziari è stato il rally di tutti i tassi globali. Negli ultimi tre mesi, i Treasury decennali hanno corso e ora il tratto a breve della curva USA sta prezzando oltre 100 punti base di allentamento entro la fine del 2020. Nel frattempo i rendimenti dei bond di altre parti del mondo continuano a scivolare verso il territorio negativo. Il ciclo commerciale globale potrebbe invertirsi. Le elevate tensioni commerciali hanno messo pressione sugli indicatori del sentiment del commercio globale e dell’industria manifatturiera. Di conseguenza, l’atteggiamento delle banche centrali sembra indicare che queste ultime sono pronte a un allentamento adeguato. I mercati obbligazionari stanno già scontando questa situazione. Tuttavia, allo stesso tempo, gli asset rischiosi sono più ottimisti”.

“Il mercato azionario USA – prosegue l’esperta - è tornato ora ai massimi di tutti i tempi, con lo S&P500 salito di oltre il 18% in un anno e gli spread creditizi in USA ed Europa ben al di sotto dei livelli di dicembre 2018. La verità su cosa questi segnali contrastanti vogliano dire probabilmente sta nel mezzo. Sia i mercati azionari che quelli obbligazionari stanno seguendo lo stesso input – la svolta dovish delle banche centrali". 

Ma perché è necessario uno stimolo? "Se presumiamo da una parte che il mercato obbligazionario sia concentrato meno sulla crescita e più sulla volontà della Fed di agire preventivamente per arginare il rischio di una recessione, e dall’altra che l’azionario segnali un successo, per l’ennesima volta, della Fed, entrambe le ipotesi potrebbero essere sensate. Inoltre gli investitori hanno rivisto al ribasso la propria valutazione di una politica dei tassi “neutrale” nelle maggiori economie globali, e specialmente negli USA”.

Se questo dovesse dimostrarsi corretto e “i bond fossero in rally perché gli investitori si attendono un allentamento dovuto a una revisione della politica monetaria piuttosto che non a ragioni puramente cicliche, allora il movimento del mercato azionario sarebbe più coerente con il rally dei bond. Questa argomentazione è supportata dalla mossa della Fed, che recentemente ha ridotto in modo significativo il proprio tasso neutrale di lungo termine. La persistente debolezza dell’inflazione e le attese dei mercati nella maggior parte delle principali economie sono altri fattori che supportano questa teoria”.


“Del resto – conclude Vohora - la crescita sta rallentando, in particolare negli USA dove i venti favorevoli degli interventi fiscali iniziano a svanire. I dati economici sia ufficiali che non ufficiali mostrano segni di debolezza, con la crescita della produzione industriale cinese sta rallentando fino ai minimi da inizio 2002. Tuttavia, sebbene vi siano minacce serie per la crescita, non vi sono ancora le condizioni per una recessione”.

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