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Banche centrali, le antiche ricette non bastano più

7/17/2019 | Daniele Riosa

Sander Bus e Victor Verberk di Robeco FED e BCE hanno “la capacità di sostenere le bolle degli asset ancora per un certo periodo di tempo”


Sander Bus e Victor Verberk, co-responsabili del team sul credito di Robeco, spiegano che “ci troviamo ancora in una lenta fase ribassista, caratterizzata da brevi intensi rally, come accaduto durante il ciclo del 1997-2002. Nel frattempo, le banche centrali insistono sullo stesso rimedio per curare il mercato, con una ricetta in definitiva inefficace. Tuttavia, sappiamo che non è saggio combattere contro la Fed o la BCE. Nel frattempo, le banche centrali insistono sullo stesso rimedio per curare il mercato, con una ricetta in definitiva inefficace. Tuttavia, sappiamo che non è saggio combattere contro la Fed o la Bce”.

“Gran parte di questo settore – argomentano gli analisti - ha maturato la convinzione che i rendimenti siano negativamente correlati con l’andamento degli asset, per cui rendimenti più elevati si accompagnano a spread più ridotti. Siamo ora passati a un regime in cui rendimenti più bassi sono associati a spread più ristretti, creando così una correlazione tra le asset class. In combinazione con la scarsa liquidità e la rapida reazione delle banche centrali ai movimenti dei mercati finanziari, si crea un sentiment a breve termine quasi bipolare. Tutto ciò richiede una certa agilità e la capacità di passare velocemente da un orientamento ribassista ad uno rialzista, e viceversa. In breve, bisogna essere astuti, veloci e fortunati”. 

Gli esperti non si focalizzano “sul continuo cambio di esposizione al beta. Riteniamo invece, di trovarci nella fase del ciclo del credito in cui la selezione dei titoli, le allocazioni geografiche, i trend settoriali e l’enfasi sul valore a lungo termine hanno maggiori probabilità di essere redditizie. Siamo più positivi nelle valutazioni. Gli spread rimangono più ampi rispetto ai minimi del 2018, ma i rendimenti sono troppo bassi per seguire l’attuale trend di riduzione degli spread. Preferiamo mantenere una posizione leggermente lunga sui prodotti con spread europei, ma non in un contesto globale. Ritardare l’inevitabile”.

Le regioni del mondo interessate da invecchiamento demografico “potrebbero subire un graduale processo di 'giapponesizzazione', con rendimenti su livelli inevitabilmente bassi. Dopo l’Europa, i prossimi potrebbero essere gli Stati Uniti. In un contesto di rendimenti contenuti, gli investitori sono costretti ad acquistare credito per incrementare il rendimento”.

“Le banche centrali – concludono - non sono infallibili, ma certamente hanno la capacità di sostenere le bolle degli asset ancora per un certo periodo di tempo. Serve una vera e propria recessione per ripristinare il quadro fondamentale, ma quanto più tempo ci metterà a manifestarsi, tanto peggiori saranno gli effetti. Per ora sembra che tutti siano consapevoli dei rischi, che però non sono (ancora) scontati nel mercato del credito”.

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