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USA vs CINA, ecco come gestire il portafoglio

8/12/2019

L'incomprensione tra i due paesi si è aggravata. E questo è un dato di fatto. Ma esiste un rischio di guerra valutaria? E un rischio missilistico? Ecco le conseguenze sull'asset allocation


L'incomprensione tra Stati Uniti e Cina si è aggravata. E questo è un dato di fatto. Da un lato, la Cina sembra aver sottovalutato l'ampio consenso politico tra Repubblicani e Democratici sull'uso decisamente poco equilibrato e corretto delle regole commerciali e sulla mancanza di tutela in materia di proprietà intellettuale da parte di Pechino. Dall’altro, sono state superate alcune fasi potenzialmente pericolose dell'escalation USA-Cina. C’è però, secondo Benjamin Melman, Global CIO di Edmond de Rothschild Asset Management, una buona notizia: “nessuno dei due Paesi ha un interesse marcato nell’arrivare ad uno scontro e che, dopo una tale dimostrazione di forza da entrambe le parti, non c'è probabilmente alcuna intenzione di superare il punto di non ritorno. In questa fase, è molto difficile tracciare l’andamento futuro delle relazioni USA-Cina”.

 

Certo non mancano i punti di attrito e rimangono aperte due grandi domande: esiste un rischio di guerra valutaria? E un rischio di crisi missilistica? Per quanto riguarda il primo fronte Melman afferma: “sia il Presidente degli Stati Uniti che il Tesoro americano hanno una posizione eterogena sul dollaro; può quindi essere utilizzato come strumento. I mercati reagirebbero con forza a qualsiasi sviluppo. Nell'agosto 2015, il renminbi si era deprezzato del 3%, innescando una correzione del mercato con gli investitori che avevano tirato un sospiro di sollievo quando l'accordo di Shanghai del febbraio 2016 aveva posto fine alla controversia valutaria. Con l'attuale rallentamento dell'economia e l'inflazione cronicamente debole, qualsiasi tentativo da parte di un governo di svalutare la propria divisa sarebbe stato visto come un tentativo di esportare il proprio rischio deflazionistico, modificando la rilevanza degli investitori nel processo”.

 

E per quanto riguarda il rischio di crisi missilistica? "Gli Stati Uniti sono usciti dal Trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) e stanno ora cercando di installare missili a medio raggio in Asia. Il Ministero degli Esteri cinese ha reagito annunciando che: ‘La Cina non starà a guardare e sarà costretta a prendere misure di ritorsione se gli Stati Uniti dovessero lanciare missili in questa regione’” risponde Melman. “Secondo l'FT, gli Stati Uniti seguono da vicino gli spostamenti cargo cinesi, poiché alcune navi sono sospettate di trasportare petrolio iraniano in Cina. Infine, manifestazioni e scioperi a Hong Kong hanno portato a minacce aperte da parte di Pechino nel tentativo di indicarne la conclusione. Quali sarebbero le ripercussioni internazionali nel caso di un intervento diretto cinese? E' significativo il fatto che i governi occidentali non abbiano espresso giudizi in merito agli incidenti”.

 

Come gestire, quindi, il portafoglio? “Qualsiasi fase di flessione del mercato rappresenta potenzialmente un'occasione per adeguare il nostro posizionamento, soprattutto per noi, dato che la nostra asset allocation è ancora nel complesso prudente e Stati Uniti e Cina stanno ancora mostrando un certo grado di resilienza anche se l'economia globale sta chiaramente rallentando” conclude il manager di Edmond de Rothschild Asset Management. “Tuttavia, le crescenti tensioni geopolitiche, in particolare con la campagna elettorale presidenziale americana ai blocchi di partenza, non aiutano a tracciare un outlook. E qualsiasi ripercussione, se una parte dovesse alzare la posta in gioco, potrebbe avere effetti concreti. Questa flessione del mercato non è di per sé sufficiente a sostenere che tale grado di incertezza sia stato scontato, tanto più che si sta muovendo continuamente in modo irregolare. Tuttavia, la decisa sottoperformance delle azioni dei Paesi emergenti mostra che alcuni indici sono tornati in territorio interessante, anche se il quadro a breve termine rimane incerto. Dopo la recente riduzione del rischio in portafoglio, lasciamo invariata la nostra asset allocation e continuiamo a monitorare da vicino la situazione”.

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