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Eurozona, serve una politica monetaria in stile giapponese

8/28/2019 | Daniele Riosa

Donzé di Pictet AM: “Gli esperimenti della BoJ con il QE e i tassi di interesse negativi, hanno offerto lezioni preziose alle altre banche centrali”


“Il governatore della Bce dovrebbe prestare grandissima attenzione ai colleghi della banca centrale giapponese”. Steve Donzé, senior macro strategist di Pictet Asset Management, è convinto infatti, che “l'Eurozona, con la sua economia a diverse velocità, abbia bisogno di una radicale politica di controllo della curva dei rendimenti in stile giapponese tanto quanto il Giappone. Dovrebbe trattarsi dell'ultimo coniglio estratto dal cappello di Draghi prima della fine del suo incarico nella seconda parte dell'anno”. 

“Il Giappone – argomenta l’esperto - rappresenta una realtà all'avanguardia a livello globale in fatto di politiche monetarie non ortodosse. I suoi esperimenti con l'’helicopter money’ negli anni Trenta e, più di recente, con il quantitative easing e i tassi di interesse negativi, hanno offerto lezioni preziose alle altre banche centrali. Grazie alla sua politica di controllo della curva dei rendimenti, la Bank of Japan (BOJ) è ancora una volta al centro dell'attenzione delle sue controparti, dal momento che le autorità monetarie sono alla ricerca di metodi per ridurre gli stimoli senza compromettere la crescita. Per comprenderne i motivi, è importante considerare come e perché funziona questa politica. Attraverso il controllo della curva dei rendimenti, la BOJ intraprende acquisti di titoli con gli obiettivi specifici di mantenere i tassi a breve termine al -0,1% e i rendimenti dei titoli di Stato decennali allo 0%. La principale attrattiva di questa politica è la capacità di operare come un tapering ‘furtivo’ del QE”.

La BOJ è così “riuscita a ridurre i suoi acquisti obbligazionari annuali di 60.000 miliardi di JPY portandoli a 20.000 miliardi senza perturbare i mercati finanziari. In questo modo ha potuto evitare una ripetizione del taper tantrum statunitense del 2013, quando i rendimenti obbligazionari hanno registrato un'impennata dopo l'annuncio della Federal Reserve di un ridimensionamento del QE. L'altro grande successo del controllo della curva dei rendimenti è stato l'aver aiutato il Giappone a iniziare a risanare il debito mantenendo i costi del credito al di sotto del livello della sua crescita economica nominale, un elemento fondamentale in quello che Ray Dalio di Bridgewater ha definito 'beautiful deleveraging'". 

“Da questo punto di vista, il controllo della curva dei rendimenti sarebbe positivo per l'eurozona, o almeno per alcuni suoi Paesi, in particolare per l'Italia, il cui debito pubblico del 130% del PIL, il secondo maggiore della regione dopo la Grecia, è tutt'altro che sostenibile”, conclude Donzè.

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