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Brexit, il no deal farebbe crollare la sterlina

8/29/2019 | Daniele Riosa

Leggi i commenti dei gestori a seguito della decisione del premier britannico Johnson di sospendere l’attività del Parlamento fino al 14 ottobre


Il premier inglese Boris Johnson ha chiesto e ottenuto dalla regina Elisabetta la sospensione dei lavori parlamentari fino alla metà di ottobre affinchè la Camera dei Comuni non rinvii la Brexit. Ludovic Colin, head of global flexible bonds di Vontobel Asset Management, boccia la decisione del primo ministro: “Contino a vedere lo scenario peggiore che si svela davanti ai nostri occhi. Il fine di Boris Johnson è di costringere il Regno Unito a uscire con o senza un accordo, per poi innescare elezioni a sorpresa a novembre. Il Regno Unito si troverà ad affrontare un vento economico contrario associato a politiche economiche a lungo termine poco chiare. Questo può solo significare una sterlina più debole, un rendimento dei Gilt più debole e disavanzi pubblici potenzialmente più elevati".

 “La sterlina – prevede Colin - potrebbe scendere fino a 1.1000 nelle prossime settimane. C'è ancora lo scenario di voto di fiducia che ha rovesciato il governo a settembre. L'impatto sulla sterlina e sui Gilt sarebbe molto poco chiaro. Una cosa è certa: gli asset del Regno Unito saranno sottoperformanti nelle prossime settimane, e la volatilità della sterlina è destinata a continuare”.

Gareth Gettinby, investment manager di Kames Capital, che spiega che “se il Regno Unito dovesse abbandonare l’Unione Europea il 31 ottobre senza un concordato la valuta britannica potrebbe deprezzarsi pesantemente, gravata dalle aspettative di una forte contrazione economica e di una politica monetaria più accomodante. Abbandonare senza un accordo e nel mezzo di un vero caos politico sarebbe con ogni probabilità il caso peggiore. Le nostre stime vedono un deprezzamento del 10% della sterlina nei confronti del dollaro, mentre il cambio con altre valute europee sarebbe meno colpito dato che anche queste ultime soffrirebbero un’uscita confusionale.

“L’aspetto politico – aromenta l’esperto - è solo uno degli elementi da prendere in considerazione. Ci sono altre ragioni infatti per mantenersi cauti nei confronti della sterlina. In primo luogo, nei prossimi mesi ci attendiamo che i dati economici britannici rimangano deboli. L’economia UK ha recentemente registrato la sua prima contrazione dal 2012 e i dati confermano la tendenza a un proseguo del declino delle attività, specialmente nel settore manifatturiero che risente delle questioni interne, ma anche della generale decelerazione della crescita globale. In secondo luogo, nei prossimi mesi ci aspettiamo che la Bank of England inizi a riconsiderare l’attuale livello dei tassi, proiettandosi verso un taglio motivato dalla continua debolezza di economia e inflazione. La combinazione di una crescita più debole, di una politica monetaria più accomodante e di un’inflazione in calo sono tutti fattori attesi avere un’influenza negativa sulla moneta nel medio termine”.

“Mentre le valutazioni continuano a indicare la sterlina come sottovalutata, ci aspettiamo che la debolezza della moneta britannica persista finché non si risolveranno le incertezze politiche ed economiche, scenario che appare improbabile nel medio termine", conclude Gettinby.

Oliver Blackbourn, portfolio manager del multi-asset team di Janus Henderson Investors, sottolinea come “la reazione della sterlina sia stata finora piuttosto moderata, considerando le possibili conseguenze. Seppur più debole, la sterlina rimane al di sopra dei minimi di metà mese. I Gilt britannici hanno segnato un rally, malgrado l'aumento delle aspettative di inflazione, in quanto hanno prevalso le preoccupazioni per la crescita reale. Ciononostante, l'indice FTSE 100 ha beneficiato della valuta più debole, superando finora gli altri mercati europei e mantenendo il consueto rapporto di una sterlina al ribasso positiva per un mercato esposto a livello internazionale".

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